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Fabrice Luchini, la Francia è triste e disperata

A Roma per La Corte. Moretti? Lo adoro, sembra prof anni '80

(ANSA) - ROMA - La Francia di oggi ("e' triste e disperata"), le lezioni che gli ha chiesto Hollande, il cinema d'oltralpe e italiano, Nanni Moretti ("lo adoro, si veste come un professore anni '80"), lo humour vero, che "e' morto" perche' appiattito sulla realta'. Sono solo alcuni dei temi della conferenza stampa show di Fabrice Luchini a Roma, per 'La corte' di Christian Vincent, nelle sale dal 17 marzo in 60 copie con Academy Two.

Vincitore di due premi all'ultima Mostra di Venezia (per la sceneggiatura e la coppa Volpi a Luchini come miglior attore) e di un Ce'sar per la migliore attrice non protagonista, la straordinaria danese Sidse Babett Knudsen (Borgen), il film mette in scena, fra commedia agrodolce e dramma sociale, Michel Racine (Luchini), temuto e fin troppo austero giudice di Corte d'Assise. L'uomo riacquista interesse per la vita fuori dall'aula di tribunale quando, nel processo per la morte di una bambina di sette mesi, ritrova fra i giurati Ditte (Knudsen), medico anestesista di cui si era innamorato sei anni prima, durante un suo lungo ricovero in ospedale. "Il mio Paese non va bene ma la giustizia funziona, si da' ancora la possibilita' di difendersi, di avere un processo giusto" dice Luchini. Un principio fondamentale soprattutto in un momento nel quale "domina il populismo, lo stesso che avete sperimentato voi con Berlusconi. C'e' un crescente successo dei partiti estremi soprattutto di destra perche la gente vuole risposte semplici".

Per prepararsi al ruolo di giudice, Luchini ha assistito al processo di un uomo accusato di aver strangolato l'amante: "L'imputato era romeno, tanta gente l'avrebbe condannato solo per quello". Il grande attore, che ha appena pubblicato la sua autobiografia ('Come'die Franaise - Ca a de'bute' comme a..', ndr) figlio di emigrati italiani, ricorda che da bambino nel quartiere popolare di Parigi in cui e' cresciuto "convivevano arabi, ebrei, persone di tutte le nazionalita', in armonia. Oggi invece c'e' un problema enorme, la Francia e' triste, straordinariamente pessimista, disfattista, disperata". E' notizia di oggi che Hollande, dopo aver assistito a una sua lettura teatrale, avrebbe chiesto scherzosamente a Luchini lezioni per migliorare la sua oratoria, ma lui gli avrebbe risposto di no perche' "sarebbe servito troppo tempo": "Tutto vero - conferma -. Abbiamo un presidente che parla in modo strano... non si sa mai come finiscano le sue frasi". Anche lo humour, nel suo Paese, non se la passa bene: "Ci soffoca, tutto e' derisione, ma l'umorismo vero e' quello che sorprende e si stacca dalla realta'. Quando aderisce solo al reale e' morto. Quello che c'e' oggi e' conformista, istituzionale per piccoli borghesi mediocri... non se ne puo' piu'".

Una stilettata va anche al cinema d'oltralpe: "Produciamo 300 film l'anno, ma non corrispondono a 300 autori con qualcosa da dire. Abbiamo pero' una cinematografia molto sostenuta e un mercato. Una volta voi avevate un cinema geniale, tutto il mondo lo ammirava, era molto piu' importante del nostro. Ma l'orrore televisivo ha messo in ombra i vostri grandi maestri come Fellini, Scola, Visconti, avete avuto una regressione... noi ci siamo difesi meglio". A proposito di autori italiani, Luchini fa anche un esilarante racconto della cena di ieri sera con Nanni Moretti, che ha presentato La corte in anteprima al Nuovo Sacher: "Ci eravamo scambiati dei complimenti attraverso i media. In Francia lui e' un divo, adorato dalla sinistra, ieri sono riuscito a farlo ridere due volte e lo considero un gran risultato. Era vestito come un professore di lettere, pantalone di velluto a coste, camicia scolorita... molto anni '80, e io adoro gli anni '80. Muoveva nervosamente una gamba, non so se volesse veramente incontrarmi... Comunque W l'Italia e W Nanni Moretti". (ANSA).

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