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Forza maggiore, una valanga sensi di colpa

In sala il pluripremiato e anti-hollywoodiano film svedese

(ANSA) - ROMA - Un film anti-hollywoodiano in cui gli uomini, quando e' minacciata la propria famiglia, scappano invece di difenderla. 'Forza maggiore', film svedese pluripremiato di Ruben Ostlund, in sala dal 7 maggio con Teodora, e' insomma una pellicola senza eroi. Dove ci sono invece sensi di colpa, inadeguatezza, paura e una sotterranea guerra dei sessi. Protagonista Tomas che di fronte a una minacciosa valanga fugge lasciando moglie e figli al pericolo. Un fatto che minera' in lui, lentamente e inesorabilmente ogni fiducia.

Questa la storia che si svolge in una avveniristica struttura sciistica delle Alpi francesi. Nel bianco di una neve accecante si muove una famiglia svedese composta da Tomas (Johannes Bah Kuhnke), sua moglie Ebba (Lisa Loven Kongsli) e i loro due bambini. Una famiglia da copertina, perfetta, felice, ma durante un pranzo sulla terrazza dell'albergo una valanga improvvisa sembra sul punto di travolgere i villeggianti. Urla e panico dei turisti. Ebba resta paralizzata coi figli sul posto mentre Tomas fugge raccogliendo guanti e cellulare e non curandosi affatto della propria famiglia. Un gesto fatto d'istinto che lo obblighera' a fare i conti con se stesso, che tendera', contro ogni evidenza, a rimuovere, trasformare. Cosa e' un uomo se la propria moglie e propri figli vedono come un vigliacco. Da qui il film prende una deriva onirica da cui, comunque, escono meglio le donne.

Forza maggiore, gia' vincitore del Premio della Giuria a Cannes (Un Certain Regard), e candidato ai Golden Globe 2015 e agli European Film Awards, spiega il regista ''nasce da un aneddoto. Qualche anno fa una coppia di amici era in vacanza in Sudamerica, quando sono sbucati dal nulla dei tizi con la pistola e hanno aperto il fuoco: il marito istintivamente e' scappato, lasciando sola la moglie. Ci sono degli studi che dimostrano che buona parte delle coppie che sopravvivono alle catastrofi finiscono per divorziare. Secondo i canoni della societa' in cui viviamo, gli uomini dovrebbero proteggere le loro donne e loro famiglie, senza indietreggiare davanti al pericolo. Invece, in queste situazioni, sembra siano proprio gli uomini a reagire piu' spesso con la fuga''. Da questi spunti - spiega Ruben Ostlund, classe 1974 e con un Palmares impressionante (aveva gia' vinto a Cannes con Play il Premio Coup de Coeur alla Quinzaine) - sono arrivato all'idea di un dramma esistenziale in un villaggio sciistico, proprio perche' le vacanze sulla neve contribuiscono alla sensazione di avere il pieno controllo della propria vita. Le vacanze sono anche il periodo in cui solitamente il padre di famiglia medio 'ripaga' la famiglia della propria assenza nei giorni lavorativi. Ma in Forza maggiore l'uomo civilizzato deve confrontarsi con la Natura. E per Natura intendo innanzitutto la parte selvaggia di se', poiche' il suo istinto lo porta a pensare solo a se stesso durante la valanga''. (ANSA).

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