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La guerra di Spagna nello sguardo fascista

Dopo Barcellona e Bilbao esposizione a Roma, dal 5/10 al 18/11

ROMA - I nemici 'rossi' mostrati sempre in fuga, crudeli, morti o sconfitti; donne repubblicane rappresentate come 'megere' al contrario di quelle a sostegno dei golpisti di Franco, definite amorevoli, buone e belle; i bambini visti da vittime dei nemici o in versione 'militarizzata'. Sono fra le strade della propaganda di regime, che ha seguito in maniera massiccia, con fotografi, cineoperatori e la diffusione di 'proto fake news', la partecipazione fascista alla Guerra Civile spagnola (1936-39). Un capitolo del conflitto poco esplorato che dopo 80 anni è protagonista in 'Fu la Spagna!' la mostra fotografica a ingresso gratuito che dopo il successo ottenuto a Barcellona e Bilbao arriva a Roma, al Teatro dei Dioscuri del Quirinale, dal 5 ottobre al 18 novembre.

Organizzata da Istituto Luce Cinecittà e Centro di studi del cinema Italiano di Barcellona, prodotta dal Museo d'Historia de Catalunya, l'esposizione presenta 300 fotografie con percorsi in tre colori: il verde per quelle apparse sulla stampa illustrata, con pubblicazioni come La domenica del Corriere e Tribuna Illustrata, che si sbizzarrivano anche in creazioni di pura fantasia al servizio degli obiettivi fascisti; il bianco per gli scatti dai soldati e il rosso per le immagini realizzate dalle istituzioni militari. La selezione è stata fatta fra oltre 20 mila fotografie, studiate e catalogate, in un lavoro decennale, attraverso una ricerca in una ventina di archivi. "Mostriamo la punta dell'iceberg del materiale che abbiamo trovato", dice Daniela Aronica, curatrice di 'Fu la Spagna!' con Andrea Di Michele.

Il sottotitolo dell'esposizione, 'Lo sguardo fascista sulla guerra civile spagnola', racchiude l'incrociarsi dei punti di vista, più o meno convergenti, sul conflitto nel quale Mussolini inviò complessivamente in poco meno di tre anni 80 mila uomini. Un intervento mascherato all'inizio come spedizione di volontari. "La Germania non inviò uomini sul campo, solo armi e mezzi, oltre all'intervento dell'aviazione, e Franco avrebbe voluto lo stesso dall'Italia - ricorda Daniela Aronica - ma Mussolini vide in quella guerra la possibilità di avere di fatto un protettorato nel Mediterraneo".

Quella in Spagna "è la prima guerra ideologica intesa in senso moderno raccontata a un pubblico di massa". I responsabili della propaganda "si sono installati immediatamente nel Paese insieme ai soldati, operando una mistificazione continua delle immagini". Il Duce poi "vistava di persona molte foto e guardava tutti i cinegiornali" dice la curatrice. La volontà fascista, allora, di un racconto univoco oggi ne evidenzia le contraddizioni: la mostra è un viaggio fra distruzione e surreali immagini di prigionieri, descritti nella didascalia dell'epoca come felicissimi di fare il saluto romano; vedove italiane di guerra affrante davanti all'Altare della Patria e bambini tra le macerie; eroi e martiri a misura di racconto popolare e verità improvvise come quella nell'immagine di un'infermiera che ostenta compassione a favore di camera, non accorgendosi dello sgomento che traspare dagli occhi del soldato ferito.

E non mancano Mussolini e Franco "fra i quali i rapporti erano tesissimi, perché per quella guerra avevano obiettivi diversi". Un conflitto di 80 anni fa che si ricollega in modo stretto anche all'attualità: "Quello in Spagna è un golpe militare fallito - sottolinea Daniela Aronica - che diventa una guerra civile internazionalizzata. Né più né meno come ciò che è successo in Siria".

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