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Da Magritte a Duchamp, il big bang del Surrealismo

A Palazzo Blu, opere del Pompidou raccontano il '29 anno chiave

(ANSA) - ROMA, 12 GIU -Dici 1929 e pensi alla grande crisi economica, al crollo di Wall Street, ai suicidi, alla disperazione, alla povertà, al mondo che si incammina a grandi passi verso il buio di una seconda e ancora più terribile guerra mondiale. Eppure non è solo così, il 1929 è stato anche altro. E non solo perché la storia può essere diversa a seconda della prospettiva dalla quale la si guarda. Anno nero per tantissimi aspetti, fa notare lo storico dell'arte Didier Ottinger, direttore del Centre Pompidou a Parigi, quei dodici mesi che hanno chiuso il secondo decennio del Novecento sono stati almeno in Europa cruciali per l'arte, "il big bang del Surrealismo" considerato almeno per la sua longevità "il più importante movimento artistico" del XX secolo.

Ed è proprio attorno a questo anno cruciale che si articola il racconto della nuova mostra curata dal direttore del Pompidou per l'autunno 2018 di Palazzo Blu di Pisa. Intitolata "da Magritte a Duchamp.1929, il Grande Surrealismo dal Centre Pompidou", la nuova rassegna della fondazione pisana (dall'11 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019) si articola in un percorso di 90 opere, dall'iconica Gioconda baffuta di Duchamp agli scatti in bianco e nero di Man Ray, tutte provenienti dall'enorme collezione ("oltre 800 pezzi molto significativi") di proprietà del museo parigino. Dopo la grande mostra dedicata al rapporto tra il Surrealismo e l'oggetto, che fu un grande successo nel 2014 del centro culturale parigino, la rassegna di Palazzo Blu, sottolinea Ottinger, si concentra su un tema "fino ad oggi mai esplorato", "che non a caso ha appassionato insieme con noi i grandi esperti mondiali del surrealismo".

Per il movimento di avanguardia che vide militare nelle sue fila tutti i più grandi artisti da André Breton a Picasso, da Bunuel a Tristan Tzara, si accalora lo storico dell'arte francese, "il 1929 è stato un anno eccezionale, esplosivo e implosivo insieme, quello in cui i suoi più grandi esponenti hanno prodotto le loro opere più importanti". E' l'anno, ricorda Ottinger, "in cui Dalì arriva a Parigi poco dopo Magritte e in cui il movimento entra in contatto con Giacometti; è in questi mesi cruciali per il mondo e per la storia che Calder produce le sue splendide sculture in filo di ferro e Max Ernst torna alla tecnica del collage". Senza dimenticare i grandi fotografi, da Man Ray a Painlevé e Lucy Schwob che sempre nel 1929 si sono avvicinati al Surrealismo. Pittura, scultura, fotografia, letteratura, cinema: il surrealismo raccontato dal Centre Pompidou a Palazzo Blu tocca tutte le arti, ricostruisce incontri e scontri, il magma di idee e di creatività che rimarrà a caratterizzare quel periodo cruciale. Un percorso eterogeneo e multimediale "pensato anche per un pubblico giovane come quello di Pisa, che è prima di tutto una città universitaria" fa notare il presidente della Fondazione di Palazzo Blu Cosimo Bracci Torsi. E che a dispetto dei limiti 'fisici' della prestigiosa sede (Palazzo Blu non può accogliere più di duemila persone al giorno) punta a superare le 100-110 mila presenze. Dalla proiezione di rarità come "Un chien andalou" (il primo film surrealista ideato da Salvador Dalì insieme a Louis Bunuel) ai capolavori più noti come Le double secret di Magritte, l'Ane Pourri di Dalì, le sculture di Giacometti, le maschere di Calder, le tele di Picasso, Mirò, De Chirico, almeno sulla carta, i motivi per un viaggio d'autunno a Pisa ci sono tutti. "Un percorso - conclude Ottinger - che punta a dimostrare come anche una grande crisi possa  produrre nuove opportunità". 

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