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Tutto Delacroix al Louvre

La storia del grande pittore nella prima retrospettiva dal 1963

Un gigante della pittura, per un'esposizione ricchissima, piena di opere extra-large: è tutto maxi al Louvre per la retrospettiva "Delacroix (1798-1863)", aperta dal 30 marzo al pubblico fino al 23 luglio nella Hall Napoleon. E' la prima retrospettiva completa a Parigi dal 1963, anno in cui a Eugene Delacroix fu dedicata una memorabile mostra per i 100 anni della morte. Nella mostra del Louvre - organizzata insieme al Metropolitan Museum of Art di New York - sono esposte 180 opere fra le principali del grande pittore, provenienti dal Louvre stesso, da Lille, da Bordeaux, da Nancy, Montpellier ma anche dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Canada, Belgio e Ungheria.

Un'esposizione che vuole essere una cavalcata attraverso la multiforme e vulcanica carriera di Delacroix, che comprende oltre 40 anni di lavoro - dal 1821 al 1863 - e non manca dei dipinti che hanno regalato a Delacroix eterna celebrità, come il "28 luglio 1830, la Libertà che guida il popolo". Il percorso di Delacroix, come la sua personalità, testimoniano della sua voglia di stupire, a volte di innovare, l'ambizione e il gusto di immergersi in esperienze profondamente diverse fra loro. Si comincia dagli impulsi forti del Delacroix giovane artista ai Saloni degli anni 1820, si finisce con le composizioni religiose o paesaggistiche. Il percorso è una storia di una ricerca incessante, di una voglia di originalità e di rinnovamento continuo. Si incontra, sala dopo sala, anche la personalità dell'uomo Delacroix, affascinante e affamata di gloria oltre che consacrata al lavoro. La curiosità, il virtuosismo e la duttilità sono evidenti quando Delacroix cambia di colpo genere, tecnica, prospettiva.

Si apre con "Il Tasso in prigione", si prosegue con "Dante e Virgilio all'Inferno". Si prosegue e si arriva subito all'"extra-large": "La morte di Sardanapalo" e "La presa di Costantinopoli dei Crociati", due tele conservate al Louvre e talmente grandi da non poter essere trasferite nella Hall Napoleon e che impongono la deviazione nella sala Mollien al primo piano (ala Denon). Accanto a queste due opere, "Il Cristo nel giardino degli ulivi", prestato dal Comune di Parigi ed eccezionalmente prelevato dal transetto della chiesa di Saint-Paul-Saint-Louis. Il Delacroix pià moderno celebra la rivoluzione del 1830 con "La Libertà che guida il popolo", uno dei quadri francesi più celebrati di sempre, poi comincia a immergersi nei generi più diversi, dalla pittura letteraria a quella più innovatrice, sempre proponendo canoni e interpretazioni nuove. Un posto a parte merita il capitolo del viaggio in Africa, in Marocco, la "nuova Roma" o quella, secondo il Delacroix ormai famoso che accompagna in missione diplomatica il conte de Mornay, che meglio ripropone, secondo lui, i valori del mondo antico greco-romano. Il pubblico ha poi l'occasione di riscoprire tutti i risvolti de "La morte di Sardanapalo" quadro-scandalo del Romanticismo, odiato dai classicisti e in contrasto con i canoni accademici.

Ci fu una gara di celebrità nel criticarlo e nel trovare errori, Stendhal arrivò a ravvisarvi del "satanismo". A scoprire per primo - e all'inizio in controtendenza - le potenzialità di quei colori caldi, del sangue, del fuoco, fu Stendhal.

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