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A Villa Giulia una macchina del tempo

Da Mibact 1,5mln. Direttore:"Nel mio museo emozioni e ricerca"

 Il direttore che si trasforma in ologramma per raccontare il suo museo, la riproduzione ottocentesca di un tempio etrusco che diventa una macchina del tempo, una tomba di Tarquinia ricostruita nei minimi particolari per una visita ad alto tasso di emozione. Ma anche la collezione riorganizzata per garantire a tutti, dalle famiglie agli studiosi, una "narrazione efficace". E poi più spazio per lo studio e la ricerca, conferenze, incontri, abbonamenti a prezzo speciale. Insieme a nuovi ambienti che dovrebbero accogliere, tra l'altro, il ristorante che manca da sempre. Arrivato a maggio con gli ultimi direttori manager chiamati dalla riforma Franceschini, Valentino Nizzo, 42 anni, una formazione da etruscologo e una buona esperienza nella soprintendenza dell'Emilia Romagna prima e alla Direzione generale Musei poi, lavora al rilancio del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e punta alla rivoluzione.

Sebbene parta in salita, con un museo considerato tra i più importanti al mondo per le sue collezioni ma storicamente poco frequentato - 70 mila biglietti staccati nel 2016, mai andato oltre la soglia dei 100 mila - e soprattutto, al momento, svuotato di personale e competenze. Entusiasmo e parlantina da vendere, il neo direttore guarda avanti e non si scoraggia: "Il Mibact ha stanziato le prime risorse- sottolinea- 1,5 milioni di euro con i quali si avvierà il restauro della cosiddetta Manica lunga", accanto a Villa Poniatowski, il palazzo cinquecentesco che lo Stato ha comprato nel 1989 per ampliare gli spazi del museo e che oggi ospita tesori visitabili purtroppo solo due volte a settimana. Negli spazi della Manica lunga, ora occupati dalla Biblioteca dell'istituto, verrà allestito il nuovo ristorante, affacciato su una grande e fascinosa terrazza, che si aggiungerà alla storica caffetteria chiusa da dieci anni e ora in fase di ristrutturazione. Il progetto più ambizioso, però, prevede il restauro dell'intero il complesso ottocentesco delle Concerie Riganti, duemila metri quadri anch'essi adiacenti a Villa Poniatowski dove si pensa di approntare spazi per le mostre temporanee, ma anche un auditorium, un deposito di opere aperto al pubblico, e un secondo bookshop. Un progetto che "complessivamente richiederebbe un investimento di 7-10 milioni di euro", spiega Nizzo, e che potrebbe essere realizzato anche in due anni.

Altra cosa è la riorganizzazione degli allestimenti nelle sale di Villa Giulia, che dovrebbe partire nella seconda metà del 2018 e per la quale serviranno ulteriori finanziamenti. Mentre un terzo capitolo riguarda l'ologramma del direttore e la 'macchina del tempio' che verrebbe realizzata all'interno del già esistente Tempio Etrusco Italico, fedele ricostruzione in scala 1/1 voluta nell'Ottocento dal fondatore del museo. "Si trova nel giardino e adesso è usato come deposito- racconta il direttore- l'idea è di riallestirlo per ospitare la proiezione di filmati multimediali fortemente immersivi, che raccontino il museo, la villa e la collezione come finora non è stato mai fatto. Ma potrebbe ospitare anche ricostruzioni virtuali di celebri tombe, come quelle tarquiniesi o ceretane, consentendo al visitatore di affacciarsi letteralmente sullo straordinario paesaggio archeologico dell'Etruria".

Tant'è, centrale insieme al tema dei finanziamenti resta la questione del personale: a regime, con il nuovo progetto, servirebbero 108 persone contro le 55 attualmente in servizio, decisamente troppo poche, spiega il neo direttore, "per far partire il rilancio".Non solo. Dopo lo 'strappo' dovuto alla riforma, che ha separato le soprintendenze dai musei, "c'è ora da ricucire i rapporti con il territorio, con le soprintendenze, i centri di ricerca, le università", si accalora Nizzo. Riorganizzare la collezione e ripensare la narrazione è fondamentale, ma non basta: "Sarebbe fondamentale conciliare la valorizzazione delle collezioni con la ricerca sul campo, magari in collaborazione con università e soprintendenze. Fare ricerca e renderla pubblica - conclude - è un modo per fare tutela. Anche questo è il compito di un museo".

Le Immagini fanno parte dei primi studi di fattibilità per il recupero delle Concerie Riganti, elaborati in collaborazione col gruppo del prof. Andrea Grimaldi del Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza, Università di Roma  

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