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La Gnam celebra l'arte di Strazza

Esposta anche una selezione di opere donata al Museo

Oltre 130 opere tra dipinti, disegni, incisioni, sculture raccontano i 70 anni di indefessa ricerca di Guido Strazza in una grande mostra, 'bellissima e sorprendente', allestita da domani al 26 marzo a Roma negli spazi della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. L'importante rassegna è anche l'occasione per presentare al pubblico degli appassionati la straordinaria selezione di lavori donata in questi giorni dal maestro al museo romano. ''Si tratta di una donazione senza nessuna condizione, che potrebbe costituire un punto di riferimento per il sistema di acquisizioni museali'', spiega la direttrice della Gnam Cristiana Collu, sottolineando come spesso gli artisti con le loro volontà finiscano per pesare sugli allestimenti delle collezioni. ''Ci vuole molta lungimiranza e invito il legislatore a tenerne conto', prosegue la Collu nel ringraziare Guido Strazza per la totale generosità con cui ha scelto le opere più belle della sua lunga produzione, che la Galleria Nazionale gestirà liberamente e sempre a favore del museo. Intitolata 'Guido Strazza. Ricercare', la mostra, curata da Giuseppe Appella e definita dalla Collu ''bellissima e sorprendente'', ripercorre l'intera attività dell'artista, nato a Santa Fiora (Grosseto) nel 1922, ma, dopo una parentesi di sei anni in Sud America, attivo a Venezia, Milano e quindi a Roma. ''Sempre agganciato al desiderio e all'idea di una bellezza che non rinuncia a essere graffiante'', spiega la direttrice della Gnam, l'artista muove i primi passi nel 1942 entrando a far parte del circolo dei Futuristi italiani, esponendo lo stesso anno in diverse mostre di aeropittura con l'amico Filippo Tommaso Marinetti. E nonostante la laurea in ingegneria, sceglie proprio l'arte quale direzione primaria della sua vita e parte per il Perù, dove però scopre le meraviglie della civiltà pre-incaica, che molto lo influenzerà, svolgendo rilievi ingegneristici sul territorio. Se il segno e il dinamismo appresi nel movimento futurista resteranno sempre alla base del suo linguaggio, la permanenza tra Perù, Cile e Brasile sin da subito, ammette lo stesso Strazza, ''ha cambiato in modo radicale i rapporti tra me e l'universo, il Sud America ha trasformato i miei orizzonti''. Al ritorno in Italia, si reca prima a Venezia, dove stringe rapporti di amicizia con Tancredi, più giovane di lui, ma, dice ancora il maestro, ''parlavamo una lingua simile''. Quindi si trasferisce a Milano e frequenta l'atelier di Lucio Fontana, venerato protagonista dello Spazialismo, nonostante Strazza cercasse delle vie espressive diverse anche dall'Informale. ''Fontana - ricorda l'artista - era una persona generosa, che si circondava di giovani. Era un collega più anziano, molto partecipe dei nostri problemi e spesso ci aiutava a vendere le opere, proponendole persino ai suoi collezionisti''. Pochi anni e Milano diventa un po' stretta al desiderio di ricerca di Strazza che sceglie l'incisione come nuovo terreno di sfida. Ecco quindi la scelta di Roma, dove inizia a insegnare all'Istituto Nazionale per la Grafica (al quale ora ha donato un migliaio di sue opere grafiche). ''Tutto quello che ho insegnato, ho imparato, per me la didattica è stata autodidattica'', prosegue Strazza che verso gli anni '70 sviluppa in modo autonomo la pittura, il disegno e l'incisione. E comunque, aggiunge Appella, può essere annoverato tra i massimi incisori italiani del '900 sia per la mole di lastre prodotte, sia per il lavoro di ricerca continuo effettuato su di esse. Impossibile ad ogni modo ricondurre l'intera sua produzione a un movimento preciso, a una scuola. Una tela da lui realizzata nel 2016, assicura Appella, presenta la stessa intatta qualità delle magnifiche opere futuriste o delle astrazioni dei primi anni '50. Come dimostra la selezione della Gnam, che alle opere donate affianca molti splendidi lavori provenienti da altre collezioni, nella sua lunga attività l'artista sviluppa metodologicamente la didattica del segno, cioè l'elaborazione di ogni immagine possibile, il pensiero in dialogo con ciò che si può vedere e far vedere. Nelle ricerche degli ultimi anni, il segno il più delle volte soccombe al colore, così che lo spazio sembra perdere ogni mistero. Ma per Strazza anche il colore è segno ''radicalmente indefinibile e indescrivibile'', con il quale ''si costruisce lo spazio psicologico''. Un altro tassello nella sua mai interrotta ricerca, a 94 anni suonati, di una soluzione nella sostanziale contraddizione tra forma e materia.(ANSA)

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