Era il primo luglio quando le autorità, con il premier Matteo Renzi e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini in testa, insieme a Diego Della Valle, che ha finanziato il restauro del Colosseo con 25 milioni di euro, svelavano agli occhi del mondo le arcate esterne dell'anfiteatro rimesse a nuovo, rimarcando il successo della prima grande operazione di recupero sponsorizzata da un privato. Ora, poco più di un mese dopo, quell'operazione finisce sotto la lente della Corte dei Conti che non risparmia critiche all'azione dell'amministrazione pubblica, sollevando dubbi sugli aspetti finanziari, ma anche sulla tempistica dei lavori, alcuni dei quali sono "in notevole ritardo".
"Sui lavori per il centro servizi - replica un portavoce del Gruppo Tod's - c'è stato uno slittamento, ma suppongo che il bando venga realizzato entro il 2016 e l'opera completata entro due anni".
Le perplessità della Corte riguardano, in primo luogo, la "quantità e durata dei diritti, in prevalenza diritti d'uso di immagini, spazi e informazioni, concessi allo sponsor". Nel mirino finisce cioè l'utilizzo del logo, che tante polemiche ha suscitato in passato. Ma non solo. "L'originario avviso pubblico - argomenta la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello stato - aveva espressamente previsto che i diritti d'uso fossero concessi per la durata dei lavori", ma nel contratto si stabilisce che "i diritti dello sponsor si protraggono per i due anni successivi alla conclusione dei lavori allo stato completati in minima parte". E ancora: secondo l'accordo, i diritti concessi all'associazione Amici del Colosseo, espressione dello sponsor, "avranno una durata di quindici anni a partire dalla data della sua costituzione (di cui non si ha notizia) eventualmente prorogabili". Il risultato è "che, a fronte di una esclusiva sicuramente ultraventennale, il corrispettivo pagato dallo sponsor ammonta a euro 1.250.000 ad anno".
In realtà, la magistratura contabile ha svolto un'indagine complessiva sulle sponsorizzazioni dei restauri dei beni culturali dal 2012 al 2015, verificando che sui quasi 26 milioni di interventi complessivi, 25 riguardano l'Anfiteatro Flavio. "Già da tempo - si legge - si rileva che le sponsorizzazioni 'culturali' non costituiscono una esperienza completamente riuscita, come evidenziato dal valore degli interventi realizzati". "Le sponsorizzazioni - prosegue -, oltre che poche rispetto alle necessità esistenti, sono state, inoltre, occasionali e per lo più frutto delle proposte di operatori privati". Da qui la richiesta alle Camere di una legge "che tenga conto delle peculiarità delle sponsorizzazioni 'culturali', soprattutto con la determinazione di un contenuto contrattuale minimo ed inderogabile" e la raccomandazione affinché le amministrazioni seguano le pratiche migliori, anche attraverso la giusta pubblicità, per attrarre capitali. Sul Colosseo si invita, in particolare, a "dare impulso, in considerazione dei notevoli ritardi accumulatisi, all'attività di progettazione ed esecuzione dei lavori". Per la conclusione degli interventi manca il restauro interno degli ipogei, del piano terra e del primo ordine (finanziato con 10 milioni) e la creazione di un centro servizi con biglietteria, bookshop e servizi igienici (con uno stanziamento di 5 milioni).