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Da Segantini a Balla la pittura della luce

Al Mart di Rovereto dal 25/6 da Divisionismo a Futurismo

(ANSA) ROMA 29 MAG - Capolavori di maestri quali Segantini, Pellizza da Volpedo, Morbelli, ma anche Boccioni, Balla, Carrà, Severini raccontano la pittura della luce fiorita in Italia a cavallo tra '800 e '900 in una grande mostra allestita dal 25 giugno al 9 ottobre negli spazi del Mart di Rovereto. Esposti oltre 80 dipinti provenienti dalle collezioni del museo trentino e dalle maggiori raccolte pubbliche e private, selezionati per illustrare la forza espressiva dei movimenti che, dal Divisionismo al Futurismo, rinnovarono il panorama artistico nazionale e contribuirono allo sviluppo delle Avanguardie in tutto il mondo. L'importante esposizione, che si intitola 'I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo', è stata realizzata dal Mart in collaborazione con Fundación Mapfre di Madrid, dove si è svolta la prima edizione, dunque un'altra iniziativa di respiro internazionale per valorizzare il proprio patrimonio in Italia e all'estero. A curarla, Beatrice Avanzi, Daniela Ferrari e Fernando Mazzocca, che hanno scelto opere capitali per documentare quel rivoluzionario cambiamento di mentalità su cui poggiano le proprie basi le svolte artistiche del XX secolo, in particolare la grande lezione del divisionismo che apre le porte ai linguaggi successivi. Attraverso opere estremamente significative, il percorso ha lo scopo di spiegare le origini e lo sviluppo del Divisionismo, mettendo poi questo movimento, basato su una precisa e innovativa tecnica pittorica (il puntinismo), in un dialogo esplicito con il Futurismo. E se il ruolo del Divisionismo è stato indubbiamente fondamentale nel rinnovamento artistico italiano, trovando il suo ideale proseguo nell'avanguardia Futurista, è proprio nel confronto tra due generazioni di artisti che si definisce la nascita della pittura moderna in Italia. Il Divisionismo si afferma nel 1891 alla Triennale di Brera, dove espone per la prima volta un gruppo di giovani pittori: Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni con opere che opera sconvolgono e dividono la critica e il pubblico borghese, non solo per l'uso della tecnica divisa, ma anche per le inedite interpretazioni dei temi cari alla tradizione. Centro del movimento è, fin da subito, Milano, nella quale il movimento trova appunto occasioni espositive, un ambiente pronto al dibattito e un mercante-critico che li appoggia, Vittore Grubicy de Dragon, che per primo in Italia rivela le tecniche e i successi del pointillisme francese. Con i colleghi d'oltralpe, i Divisionisti italiani condividono l'utilizzo dei soli colori puri, non mescolati a impasto sulla tavolozza, ma applicati direttamente sulla tela a piccoli tocchi, che l'occhio dell'osservatore ricompone. Ma per Segantini e compagni il Divisionismo resta assolutamente una tendenza autonoma, in cui la ricerca di una maggiore luminosità affida alla luce un valore simbolico. Partendo da questi presupposti, il paesaggio, rivisitato nell'unione di uomo e natura, diviene il genere pittorico che unisce le diverse anime del movimento, come il percorso della mostra ben sottolinea. La predominanza di opere dedicate a tematiche politiche e sociali evidenzia poi un cambiamento di gusto e un'attenzione alle disparità sociali senza precedenti, fino a sfociare in una dimensione collettiva e politica lontana dal pietismo della pittura di genere dei decenni precedenti. E' da qui che scaturisce dopo pochi anni il Futurismo, sviluppatosi intorno alle idee di Marinetti, espresse nel Manifesto Futurista pubblicato a Parigi nel 1909. Un appello cui aderiscono Boccioni, Balla, Carlo Carrà, Russolo e Severini, tutti concordi che "non può sussistere pittura senza Divisionismo", divenuto così il substrato di partenza del movimento futurista. La scomposizione della luce associata a quella della forma e a una vocazione alla rappresentazione dinamica della vita moderna proiettano l'arte italiana nel cuore del dibattito artistico europeo.

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