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A Milano Piero Manzoni a 50 anni dalla morte

A Palazzo Reale, dal 26 marzo al 2 giugno, oltre cento opere

       (ANSA) - MILANO, 19 MAR - Quel rivoluzionario artista che fu Piero Manzoni viene ricordato a 50 anni dalla sua morte con una mostra nel Palazzo Reale, dal 26 marzo al 2 giugno.
    Oltre cento opere ripercorrono la sua breve ma intensa vita, cui pose fine a soli 30 anni un crisi cardiaca che lo colpì nel suo studio milanese. Pochi anni, che tuttavia videro un susseguirsi d' invenzioni e soprattutto di provocazioni, culminate con la famosissima 'Merda d'artista' e che hanno influenzato in maniera decisiva le avanguardie successive.
    Nato a Soncino (Cremona) nel 1933, Manzoni venne a vivere a Milano a metà degli anni Cinquanta, confrontandosi con le avanguardie artistiche che in quegli anni avevano un punto di forza nel capoluogo lombardo. Aderì al Movimento Nucleare, fondato nel 1956 da Sergio Dangelo ed Enrico Baj e quindi dette vita alla rivista Azimuth, insieme ad Enrico Castellani. Fu anche vicino a Lucio Fontana, che era un inevitabile punto di riferimento dei giovani sperimentatori.
    Manzoni partì con dipinti dai toni bruno scuri, cosparsi di piccole forma immaginarie, ma subito dopo abbandonò qualsiasi riferimento figurativo per dar vita a quadri completamente ed esclusivamente bianchi: 'Achrome' realizzati con strati a rilievo di caolino su tela, serie affiancate di batuffoli di cotone o di panini coperti di caolino, ciuffi di fibra di vetro ed anche semplici ritagli di lenzuola uniti da cuciture. Ma la sua vulcanica immaginazione andò ben oltre, come si può vedere nella mostra milanese (catalogo Skira). Vi furono i palloncini di gomma, gonfiati dal suo da 'fiato d'artista'; le 'Autentificazioni' di persone, delle quali attestava nome e cognome scrivendoli su pseudo documenti; la 'Base del mondo', costituita da un piedistallo rovesciato ed appoggiato sulla terra; 'Uova scultura', costituite da uova sode con impressa l'impronta del suo pollice e che quindi invitava a mangiare; uomini e donne che lui firmava sulla pelle, trasformandoli in "Sculture viventi" (lo fece nel 1962 alla Galleria La Tartaruga di Roma); le 'Linee': rotoli di carta di varia lunghezza, sigillati in contenitori di cartone dopo avervi impresso una linea. Infine le 90 scatolette metalliche numerate e firmate, delle dimensioni di una confezione alimentare, ma con dentro invece la sua 'Merda d'artista': fu la sua provocazione finale contro la mercificazione dell'arte. (ANSA).
   

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