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Il Padrino 'Riondino', la prossima sfida è un musical

Ho votato M5s, Salvini non mi rappresenta

Alla Mostra del cinema di Venezia Michele Riondino si sente "un po' come a casa. Ci sono arrivato prima come spettatore, in tenera età, da studente di teatro, proprio per ammirare il cinema i grandi attori e registi, poi molte volte come attore (tra i tanti suoi film al Lido, Dieci inverni, Noi Credevamo, Il Giovane favoloso, Bella addormentata, Acciaio, La ragazza del mondo), e ora come "padrino, o madrino, come volete, per la serata di apertura e chiusura, un'esperienza unica, che mi lusinga. Io sono cresciuto grazie alla Mostra e ai suoi film". Lo dice sorridendo l'attore sulla terrazza del Palazzo del Cinema, alla vigilia del suo debutto come cerimoniere. Erano stati diversi i toni in mattinata al suo arrivo, al Lido, nel commentare la presenza di domani a Venezia, ma non alla Mostra del Ministro dell'interno: "Sono contento di non incontrare il ministro Salvini ne' altri rappresentanti del cosiddetto governo del cambiamento - ha detto al Corriere del Veneto -. Salvini non mi rappresenta e non rappresenta la maggioranza di quelli che hanno votato 5 Stelle. E lo dico da elettore dei 5 Stelle. Chi ha votato 5 Stelle non si sarebbe mai messo con la Lega. Non avrei mai accettato il contratto di governo con la Lega e non avrei mai votato 5 Stelle se avessi saputo che loro lo avrebbero fatto". Negli incontri per le interviste del pomeriggio, invece, preferisce parlare di cinema e del suo ruolo al Festival. Una nuova sfida che si affianca a quella che sta per affrontare a teatro, nei panni del demone Woland nell'allestimento di Il maestro e Margherita di Bulgakov, con cui sarà in tournée e sul set, per 'Un'avventura', musical diretto da Marco Danieli, con Laura Chiatti e le canzoni di Lucio Battisti e Mogol come colonna sonora. "E' proprio una sfida e la considero rischiosissima, perché dovrò cantare e danzare, sto già prendendo lezioni, speriamo bene. Però è un film che non mi sono voluto far sfuggire, anche perché con Marco Danieli ci siamo trovati benissimo nella sua opera prima, La ragazza del mondo.
    E' un regista molto lucido, attento e coraggioso e con il quale siamo entrati subito in empatia, condividendo la crescita del personaggio. Ed è quello che facciamo anche in questo film". Il ruolo di padrino a Venezia (ricoperto l'anno scorso da Alessandro Borghi) "lo porto avanti con orgoglio, sento di poter rappresentare la Mostra in maniera seria, cercherò di non deludere. Nel testo che ho scritto celebrerò il mio mestiere e quello che rappresenta per me, come artista e come uomo. Ma parlerò anche del grande potere del cinema, del suo saper andare oltre i pregiudizi, della sua capacità di aiutare a comprendere senza giudicare". Il programma di quest'anno a Venezia lo trova esaltante: "Sono tanti i film che non vedo l'ora di vedere, da Il primo uomo di Chazelle al remake di Suspiria diretto da Guadagnino, o Roma di Cuaron". nelle ultime settimane c'è stata polemica per le poche registe donne nella selezione: "trovo svilente parlare di quote rosa, il problema c'è ma va affrontato in maniera più seria e generale. Bisogna chiedersi perché sono ancora così poche le donne non solo registe ma anche negli altri mestieri del set". Il ricordo più forte che ti ha lasciato la Mostra? "la fila per guardare un film, che è sacra. Quando la fai capisci cosa vedere e cosa evitare, quali sono le sorprese e le delusioni". L'attore da sempre affianca al suo mestiere l'impegno civile: "Lo faccio per cause in cui credo, come denunciare i problemi della mia città, Taranto (è anche l'ideatore del concerto del primo maggio che si svolge nella città pugliese, ndr) e legati all'Ilva, lo considero un mio dovere come cittadino".
   

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