TEHERAN - A sentire la sua voce si sussulta: in che lingua canta Fabrizio De André? La lingua è il persiano (farsi) e a cantare non è De André, bensì un giovane cantautore iraniano, Mani Naimi, con una grande passione per gli illustri colleghi italiani, da De André a Lucio Dalla e Francesco Guccini.
Come De André, Mani parte anche da Georges Brassens di cui, tra l'altro, ha tradotto e cantato in farsi anche il famoso brano 'Le gorille' (Il gorilla), che a sua volta era stato tradotto e cantato in italiano dal cantautore genovese. Le incisioni con i suoi omaggi a De André hanno un grande seguito.
Un successo confermato anche sul web, dove è possibile ascoltarne alcune esecuzioni.
Ma in realtà Mani Naimi canta anche in italiano. In questo periodo sta studiando soprattutto Lucio Dalla. E anche in questo caso, cantando in maniera assolutamente fluida e naturale, riesce perfettamente a entrare nel migliore dei modi nello 'stile' musicale di Dalla. A facilitarlo nell'impresa c'è il fatto che parla un italiano impeccabile che scivola di tanto in tanto in accento toscano, frutto dei suoi studi universitari a Firenze di lettere, storia del teatro e dello spettacolo. Al suo rientro in Iran dopo la laurea, Mani ha insegnato per due anni anche nella scuola italiana di Teheran. "Un periodo molto stimolante - racconta all'ANSA - in cui abbiamo sviluppato lo studio del teatro e della musica, mettendo in parallelo le tradizioni iraniane e quelle italiane, soprattutto dell'Italia meridionale. Sono stati due anni in cui anch'io ho dovuto imparare prima di insegnare. Non a caso in persiano c'è un solo verbo che indica entrambe le cose: 'amukhtan' (insegnare, imparare)".
Proprio nella scuola nella capitale iraniana, tra l'altro, è recentemente tornato per esibirsi durante la 'Settimana della lingua italiana nel mondo', in una serata dedicata a 'Bologna e Lucio Dalla' alla presenza dell'ambasciatore italiano a Teheran, Mauro Conciatori, e dell'addetto culturale, Carlo Cereti.
"Ho scoperto e apprezzato i cantautori italiani durante il mio periodo passato in Italia - precisa Mani - nella vita di tutti i giorni da studente lavoratore, commesso, barista, gelataio, amico, curioso, o semplice passante". Il tutto condito da forte passione "dovuta anche al fatto che musica e poesia accomunano le culture di Italia e Iran". Assieme ai due amici Sina Fatholoumi e Azad Kavian, entrambi ottimi musicisti, Mani ha creato un complesso musicale dal nome originale: Anam, che vuol dire 'senza nome'. "La spiegazione è semplice - chiarisce - cercavamo un nome da dare al nostro gruppo musicale, ma, nonostante gli sforzi, nessuna proposta ci convinceva. E così siamo rimasti 'anam', senza nome".
Mani e la sua 'band' sono diventati così molto seguiti anche sul web attraverso Instagram, SoundCloud, Facebook e Youtube.
Trovarli è facile, sempre sotto la stessa 'voce': Mani Naimi.