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McConaughey e Watanabe nella foresta dei sogni

Gus Van Sant, un film sull'amore e il suicidio

Uno strano caso quello de La foresta dei sogni (Sea of Trees), film di Gus Van Sant, regista di 'Elephant' e 'Milk', già in concorso al Festival di Cannes e ora in sala con Lucky Red il 28 aprile. Il film con Matthew McConaughey, Ken Watanabe e Naomi Watts, a Cannes divise il pubblico in due: applausi e dissensi. Ma il regista allora in conferenza stampa replicò: ''non mi preoccupa più di tanto era successo anche per Elephant''.
    Il film e' un grande omaggio all'amore che viene come potenziato da malattia e senso di colpa. Esplorando la misteriosa Sea of Trees, meravigliosa foresta che cresce alla base del Monte Fuji meglio nota come "foresta dei suicidi" (ovvero Aokigahara, detta anche appunto ''il mare di alberi'), un uomo Arthur Brennan (McConaughey) andato lì per mettere fine ai suoi giorni, si ritrova a fare i conti con se stesso e soprattutto con il lutto dopo la morte della moglie.
    Recatosi così nella foresta per suicidarsi, per trovare pace dal dolore e sensi di colpa, incontrerà un misterioso giapponese Takumi Nakamura (Watanabe) che si è perso nel bosco.
    Arthur cercherà di aiutarlo in tutti i modi. Una amicizia, tra loro, che diventa, per l'aspirante suicida, morbosa. Come se vedesse nelle attenzioni dedicate a Takumi un modo di riscattare quelle mancate alla moglie Joan Brennan (Naomi Watts).
    Insieme i due uomini inizieranno uno straordinario e mistico viaggio fin dentro la cultura giapponese, che porterà il protagonista a fare i conti con le sue paure, ritrovare l'amore per la vita e credere, infine, che la moglie possa averlo davvero perdonato.
    Gus Van Sant, disse a Cannes: ''la scelta di fare un film sull'amore e il suicidio è una cosa curiosa. lo sceneggiatore Chris Sparling che ha creato questa storia partendo dal fatto che aveva sentito di un uomo che aveva promesso alla moglie di morire nel posto più bello possibile''. Il messaggio del film, dice ancora il regista: " premesso che è una sorta di puzzle, che salta tra due periodi temporali diversi, parla di dolore, come anche della ricerca di una persona che ha vissuto le stesse cose e possa così capire davvero come aiutare l'altra.
    Insomma il film parla di due anime che si aiutano una con l'altra''.
    E ancora Van Sant: ''Ci sono molti aspetti in questo film. Ci sono le emozioni e l'amore dei personaggi e la grande tragedia intorno alla quale ruotano, poi c'è ovviamente il suicidio. Io ho sempre amato fare dei film vicini alla cronaca è stato il caso di Columbine per il quale mi hanno anche accusato di averlo fatto per sfruttare il tema''. (ANSA).
   

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