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Iside e Sekhmet, quando a Pompei era di moda l'Egitto

Fino al 2 novembre negli Scavi una mostra e un nuovo itinerario fra domus chiuse da anni raccontano fascino antico

(ANSA) - ROMA, 19 APR - Misteriosa e inquietante come la sua ambivalenza, la faccia feroce del leone sopra a un corpo sinuoso di donna, la dea Sekhmet accoglie i visitatori potente e magnanima come la luce dopo un lungo buio. Un impatto forte, reso più emozionante dai lunghi e tortuosi corridoi, volutamente estranianti, che nell'allestimento ricostruiscono l'atmosfera dei percorsi iniziatici, alludono alla strada faticosa e difficile della comprensione dei Misteri. Si apre così nella Palestra Grande di Pompei la grande mostra che dal 21 aprile  fino al 2 novembre racconta la diffusione e il fascino dell'Egitto e dei suoi culti nel Mediterraneo e in particolare nella cittadina campana, dove dalla chincaglieria al culto di Iside e Osiride, fino agli arredi e agli affreschi delle residenze più belle, i paesaggi di quelle terre lontane e i loro culti sono di casa da sempre.

Seconda tappa del progetto "Il Nilo a Pompei", cominciato a marzo nelle sale del museo Egizio di Torino, la mostra campana, curata dal soprintendente Massimo Osanna insieme con Marco Fabbri dell'Università di Tor Vergata, ha il suo punto focale in un gruppo di otto magnifiche statue del XV e XIV secolo a.C., prestito eccezionale del museo torinese: sette colossali ritratti scultorei di Sekhmet, la dea che con la sua ambivalenza ricordava la potenza distruttrice e insieme generosa delle piene del Nilo, e un magnifico Thutmosi I seduto che introducono il racconto sul mondo della mitologia egizia e il potere dei faraoni del Nuovo Regno. Una narrazione che sala dopo sala, nell'allestimento curato da Francesco Venezia, si arricchisce di oggetti, proiezioni, filmati, come sul lungo tavolo installazione dove un video di nove minuti ricostruisce la storia del culto di Iside, da quello egizio a quello romano, con la scoperta del tempio a lei dedicato a Pompei.

E proprio il magnifico santuario di Iside, che per l'occasione riapre per la prima volta al pubblico dopo sei mesi di restauri, è una delle tappe più significative dell'itinerario 'egizio' che si snoda negli Scavi. Due ore e mezza di meraviglia (ma volendo ci si può limitare alla visita della mostra e del solo tempio), per chi vuole guidate da apposita app alla scoperta di pareti decorate di fantasiosi ed esotici paesaggi, pigmei, pappagalli, coccodrilli.

Fascinoso al punto che si dice abbia ispirato Mozart per le ambientazioni del suo Flauto Magico, il santuario di Iside a Pompei è una delle strutture meglio conservate tra le tante testimonianze di questo culto ritrovate nel mondo romano. Anche qui la visita è 'aiutata' da prestiti eccezionali, come gli affreschi e le copie di statue arrivate dal Museo archeologico di Napoli, e appoggi multimediali: "Abbiamo voluto ricreare lo stesso ambiente che si presentò agli archeologi al momento della scoperta a metà del Settecento", fa notare il soprintendente Osanna. Per la divinità arrivata dall'Egitto a Pompei, racconta, si officiavano riti e si facevano danze e processioni. Una testimonianza la si può osservare in un affresco della Domus di Loreio Tiburtino, altra tappa del percorso. Ma la suggestione di quei riti è ricostruita nel suggestivo video di Stefano Incerti, girato proprio a Pompei, con uno straordinario Toni Servillo nei panni del sacerdote, proiettato in una sala multimediale allestita spalle del tempio.

Nel tour, dopo la splendida casa del Frutteto aperta nei mesi scorsi e tanti splendori - dalla casa del Criptoportico alla Villa dei Misteri - anche un'altra novità assoluta, la Domus dei Pigmei sulla via Nolana, rimessa a posto dopo anni di abbandono, dove fa bella mostra di sé una stanza decorata con un intrigante paesaggio nilotico risalente alla prima metà del I sec. d.C. con i pigmei ritratti sulle sponde del grande fiume. Un racconto che dal 28 giugno si arricchirà di una terza tappa, al Museo Archeologico di Napoli con un focus sui culti e le religioni orientali che dall'Egitto hanno trovato diffusione in Campania. Intanto però non c'è da perdersi il fascino di Sekhmet "la potente", dea terribile e iraconda che il mito vuole sia stata riportata alla calma con una bella bevuta di birra rossa. (ANSA). 

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