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Bernardo Bertolucci, i 75 anni dell'ultimo imperatore

Da Pasolini a 'tango', dall''Ultimo Imperatore' a 'Io e te'

Bernardo Bertolucci, sognatore e ultimo imperatore del cinema italiano nonché icona del cinema internazionale, compie 75 anni.

La sua arte lo ha portato ben lontano dalle radici parmigiane, da quel 'piccolo mondo' in cui lo metteva alla luce Ninetta Giovanardi, il 16 marzo del 1941, tra gli scoppi della guerra e la biblioteca del padre, il grande poeta Attilio Bertolucci.

Bernardo nasceva, come ha ricordato piu' volte e, simbolicamente, ha narrato nelle prime scene del suo '900', a pochi passi dalla tenuta in cui viveva Giuseppe Verdi e per tutta la vita ha fatto del melodramma romantico il faro a cui ispirarsi, coniugando i temi eterni di amore e morte.  E' un vero enfant prodige della cultura italiana e forse questa vena prematura la sconta oggi: sono note le traversie personali e la malattia che lo ha afflitto in questi anni.

Lasciata Parma a 15 anni per trasferirsi con la famiglia a Roma, Bertolucci si iscrive all'universita', pubblica la sua prima raccolta di poesie ('In cerca del mistero', premio Viareggio opera prima nel '62), fa amicizia con Pier Paolo Pasolini che vive a pochi portoni di distanza. Sara' suo assistente sul set di 'Accattone' e otterra' che lo scrittore gli affidi una sua storia con cui debutta da regista nel 1963.

E' 'La commare secca' in cui il mondo delle periferie si mescola con la tragedia della morte. Il film strappa consensi nella critica e nel milieu intellettuale che frequenta casa Bertolucci, permettendo a Bernardo di ripetersi nel 1964 con il gia' maturo e bellissimo 'Prima della rivoluzione'. Intanto collabora con Sergio Leone (e Dario Argento) alla sceneggiatura di 'C'era una volta il West': e' Leone ad insegnargli l'uso della cinepresa come occhio privilegiato di un rito collettivo.

A vent'anni e' gia' un regista affermato che con 'Partner' e l'episodio 'Agonia' in 'Amore e rabbia' cattura i fermenti della rivoluzione del '68; due anni dopo, con 'La strategia del ragno' (per la tv) e 'Il conformista' (prima nomimation all'Oscar per la sceneggiatura dal romanzo di Moravia) avvia la sua personale rivisitazione dell'identita' nazionale. Frequentatore curioso delle avanguardie internazionali e spettatore appassionato della Cinematheque Francaise a Parigi sceglie proprio questo set per 'Ultimo tango a Parigi', canto d'amore per la nouvelle vague e per le sue maggiori passioni cinefile.

Bernardo ottiene la collaborazione di Marlon Brando per il ruolo principale, gli affianca Massimo Girotti come omaggio alle sue tradizioni italiane, ingaggia una sconosciuta Maria Schneider come protagonista, conferma la collaborazione con Vittorio Storaro (dopo 'La strategia del ragno') per immergere la 'sua' Parigi in toni a volte morbidi, a volte lividi e antinaturalisti. Ma il film fa il giro del mondo per le sue immagini per l'epoca scandalose che valgono a Bertolucci un processo, una incredibile condanna in patria (gli ritirano per 5 anni il diritto di voto) e un ancor più incredibile rogo delle copie del film. ''Amavo e amo la liberta' - dice oggi Bertolucci - e sono sempre stato contro ogni forma di censura. Allora pensavo che il mio destino fosse accomunato a quello di Pasolini e mi sentivo un eroe maledetto. Oggi la vedo diversamente, ma se il mio film ha qualche merito, ci conto anche quello di aver infranto tabu' anacronistici''. 

 

Grazie a 'Tango' il regista e' pronto al grande salto: il confronto con l'industria americana del cinema. Lo fa a modo suo, piegando gli Studios alla logica europea, portando Robert De Niro, Burt Lancaster e Sterling Hayden nella pianura padana, travestendo Donald Sutherland da fascista al fianco della musa

pasoliniana Laura Betti, arruolando i divi transalpini Gerard Depardieu e Dominique Sanda accanto a una leggenda del cinema italiano come Francesca Bertini.

Nasce l'impresa di 'Novecento' cui seguiranno il leggendario 'Ultimo Imperatore' (1987, girato in Cina con l'accordo del governo e poi premiato da 9 Oscar, tutti quelli per cui era candidato), 'Il te nel deserto' (1990) e 'Piccolo buddha' (1993). In mezzo due parentesi come 'La Luna' (1979) e 'La tragedia di un uomo ridicolo' (1981), con Ugo Tognazzi. Negli anni '90 solo due film: l'intimo 'Io ballo da sola' (1996) e 'L'assedio' (1998). Ma sembrano ormai lontane le utopie che hanno reso vitale il cinema di Bernardo.

''Vista l'attrazione che provo per tutto quello che e' diverso, io continuo ad avere l'illusione che un giorno le culture si innamoreranno una dell'altra. Credo fortemente nell'innamoramento delle culture anche se in realta' in Italia vediamo che per esempio tutto questo e' rifiutato. Lo vediamo con l'aumento della xenofobia''. Anche per questo gira nel 2003 'The Dreamers': per mostrare come un'utopia possa
essere uno splendido sogno ma anche una drammatica prigione.

L'ultimo film di Bernardo Bertolucci e': Io e Te del 2012 tratto dal romanzo di Nicolò Ammanniti.

Bernardo Bertolucci ha ottenuto il Leone d'oro del 75/mo al Festival di Venezia nel 2007 e una Palma d'oro onoraria a Cannes nel 2011.

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