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>>>ANSA/ Morta in Pakistan: mistero sulla fine di Sana

La Farnesina segue la vicenda

++ AGGIORNA E SOSTITUISCE IL SERVIZIO DELLE ORE 20:43 +++ (di Andrea Cittadini) (ANSA) - BRESCIA, 22 APR - Saranno le autorità pakistane a chiarire i lati ancora oscuri sulla morte di Sana Cheema, la 25enne di origini pakistane, cresciuta a Brescia, cittadina italiana da settembre, deceduta in patria. "Per morte naturale" secondo alcune ricostruzioni che arrivano dal Pakistan. "Uccisa dal padre e dal fratello perché rifiutava il matrimonio combinato", la versione invece di altri rappresentanti della comunità pakistana in Italia. "È stata aperta un'inchiesta dalla Procura del distretto dove la ragazza è morta. In 48 ore sapremo la verità", ha annunciato Raza Asif, segretario nazionale della comunità pakistana in Italia intervenuto a Brescia, durante una manifestazione indetta per chiedere verità sulla morte della giovane che aveva lasciato il capoluogo lombardo in tutta fretta a novembre. La Farnesina, a quanto si è appreso in serata, segue la vicenda, e, tramite l'Ambasciata a Islamabad, è impegnata ad acquisire informazioni dalle autorità locali per definire le circostanze del caso e prestare ogni assistenza che dovesse risultare necessaria.
    La giovane aveva aperto un'agenzia di pratiche automobilistiche vicino casa che ha chiuso in tempi rapidi prima della fine del 2017. Il padre ha lasciato invece l'Italia due settimane fa e nell' appartamento dove ha la residenza ora vive un uomo di origine straniera che assicura: "In casa non c'è più nulla di Sana". I vicini raccontano che il padre della giovane avrebbe più volte fatto vedere le foto dei possibili mariti per la figlia. "Il matrimonio combinato per la figlia poteva essere nei piani, ma anche su questo dobbiamo capire", ha spiegato Asif.
    Dal Pakistan è stato mandato ai connazionali a Brescia un certificato medico che testimonierebbe come la giovane l'11 aprile scorso avrebbe accusato un malore in strada e per questo sarebbe stata ricoverata in ospedale. "Al momento la certezza è che il padre e il fratello di Sana non sono arrestati", ha aggiunto parlando con la stampa e con la cinquantina di connazionali presenti. Tutti uomini e nemmeno una donna. "Il nostro ambasciatore ha detto che dobbiamo far vedere le donne. Lo faremo", ha tagliato corto il segretario. In attesa di avere notizie certe, i coetanei di Sana, come lei italiani di seconda generazione, sono sicuri che la verità non emergerà mai.
    "Dicono che è morta di infarto, ma nessuno ci crede. In Pakistan non c'è giustizia", ha affermato un amico della 25enne che abita nello stesso quartiere a Brescia. "Il Governo del nostro Paese - ha detto invece Asif - vuole approfondire la vicenda e capire la realtà dei fatti anche se non è mai stata fatta alcuna denuncia sulla morte di Sana".
   

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