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Referendum: Di Maio paragona Renzi a Pinochet. "Una provocazione". Pd: "squallido"

Il vice presidente della Camera in un lungo post parla del suo "personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita"

Luigi Di Maio attacca Matteo Renzi paragonandolo a Pinochet ed è bufera con tutto il Pd che insorge e lo accusa di essere "squallido". La rete tra l'altro 'smaschera' un suo errore, poi subito corretto, per cui in un primo post aveva parlato di Venezuela e non di Cile.  Poi in serata ospite di 'Politics', su Raitre ha parlato di "una provocazione, non ho mai detto che era un sanguinario. Ma sono arrabbiato con Renzi per come ha occupato le istituzioni, soprattutto da un premier arrivato a Palazzo Chigi grazie a un tweet, staisereno". Quello sul Venezuela, aggiunge, "è stato un lapsus che ho corretto subito, mi prendo tutte le responsabilità".

IL POST - Renzi "non è un Presidente del Consiglio ma il più grande provocatore del popolo italiano, un Presidente non eletto, senza alcuna legittimazione popolare, che sorride mentre le persone soffrono. Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Cile. E sappiamo come è finita". Così il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio, su Fb.

E' un paragone "squallido" afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. "Il povero Di Maio - attacca il deputato Pd Ernesto Carbone - deve essere ancora stordito, dopo aver faticosamente compreso il vero significato dell'e-mail sulla Muraro. È evidente che in questo momento non è in grado di distinguere una dittatura sanguinaria come quella di Pinochet da un governo che si regge su una maggioranza parlamentare, così come prevedono le leggi della nostra Repubblica". "Non sa leggere le mail e parla a vanvera di Pinochet. Ma poi Luigi Di Maio lo sa dove si trova il Cile?", ironizza il senatore Dem Andrea Marcucci.

Sulle parole di Di Maio interviene poi a Otto e Mezzo il cinquestelle Alessandro Di Battista: "Sono parole forti ma occorre spiegare e vorrei sapere se in una altro Paese europeo un premier ha la possibilità di nominare lui i direttori di rete della tv pubblica che a loro volta nominano i direttori dei Tg. Siamo in una dittatura mediatica". Nel Direttorio e nel mini-direttorio "non c'è nessuna lotta di potere - afferma l'esponente M5S - e non c'è nessuna discussione tra me e Luigi. Ci sono state visioni diverse, ma non tra me e Luigi". Infine sull'Italicum e sul referendum Di Battista aggiunge: "Per me deve essere cancellato. Se dovessero vincere i No Renzi se ne assume la responsabilità, fa un passo indietro. Per me si può andare al voto anche nel 2018, magari si può trovare un altro premier, un governo di scopo e fare quindi la legge elettorale". "Ma sosterrete un governo di scopo", gli viene chiesto. "Dipende, qualora vincesse il NO al referendum il giorno dopo valuteremo", replica Di Battista.

In serata Luigi Di Maio ospite di 'Politics' dice: la mia leadership? "Gli iscritti decideranno la squadra di governo che presenteremo". E spiega che nel M5S "ci sono volti più noti" e ci "sono tanti che lavorano per il Movimento. Sono stati giorni delicati ma il M5S ha affrontato tante altre volte enormi difficoltà e ne è uscito alla grande", aggiunge.

Cosa accadrà per il caso dell'assessore Muraro? "Leggiamo le carte, se arriva l'avviso di garanzia, e lette le carte si valuterà se esiste l'opportunità politica di andare avanti o no": così Luigi Di Maio, sempre a 'Politics'. "Per Renzi il garantismo è fino alla condanna definitiva, per me se in un fase di rinvio a giudizio emergono fatti gravi c'è un' opportunità politica da valutare", aggiunge.

Poi su Roma 2024: "Sulle Olimpiadi deve decidere il sindaco. Si prenda i suoi tempi", ha detto Luigi Di Maio sottolineando come, a suo parere, con i Giochi, "il rischio a Roma è che ci siano altre corruttele".

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