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Milioni alla Mecca per L'Hajj,ma gli iraniani disertano

Tensione tra Teheran e Riad. Gli sciiti vanno a Kerbala

(di Eloisa Gallinaro)

   Niente Hajiquest'anno per centinaia di migliaia di musulmani. Alla Mecca - per il pellegrinaggio annuale obbligatorio almeno una volta nella vita per ogni buon fedele - sono giunti due milioni di pellegrini ma non gli iraniani, 'obbligati' ad andare invece a Kerbala, in Iraq, a causa delle tensioni politiche tra Riad e Teheran.
    Dopo la tragedia dell'anno scorso in cui morirono nella calca migliaia di pellegrini, tra cui oltre 460 iraniani, e le accuse di "incompetenza", disorganizzazione e malafede da parte degli ayatollah ai vertici sauditi, è stato un crescendo di contrasti tra i due Paesi fino alla rottura delle relazioni diplomatiche e alla decisione di Teheran - in maggio - di non partecipare al pellegrinaggio sacro alla Mecca. Riad a sua volta aveva reso difficilissimo l'ottenimento del visto per i devoti iraniani e i risultato è che nella città santa sciita irachena di Kerbala sono arrivati nelle ultime ore oltre un milione di pellergini dalla Repubblica islamica. Ma la questione vera è la frattura sempre più insanabile tra sunniti e sciiti. E il lavorio iraniano per contestare il monopolio saudita della gestione della Mecca e Medina, con gli affondi dei pesi massimi di Teheran. Due giorni fa è sceso in campo il presidente Hassan Rohani, secondo cui i sauditi dovrebbero subire misure punitive da parte degli altri Paesi islamici per rendere possibile "un vero Haji". Per il ministro degli Esteri Javad Zarif "non vi e' alcuna somiglianza tra l'islam degli iraniani e della maggior parte dei musulmani e "l'estremismo bigotto che predicano gli alti clerici wahabiti ed i maestri sauditi del terrorismo". Anche la Guida Suprema, Ali Khamenei, ha ripetuto che i musulmani nel mondo devono trovare una soluzione per la gestione delle due citta' sante. E nel momento in cui i sauditi, con il petrolio sotto ai 50 dollari al barile, cercano dal turismo religioso entrate aggiuntive, la diserzione dei pellegrini iraniani - 600 mila nel 2015 - non aiuta.
    Il contrattacco da parte di Riad è arrivato con il capo della diplomazia Adel al Jubeir che, da Londra, ha accusato gli iraniani di voler "politicizzare" l'Haji a uso e consumo interno. E dal Gran Mufti Abdulaziz Al Sheikh, secondo cui - ha riportato la stampa saudita - gli iraniani (in maggioranza sciiti) non sono musulmani, in quanto discendenti dello zoroastrismo.
    Ma per i sauditi tira una pessima aria anche da parte dello stesso mondo sunnita. La stoccata, con l'accusa di 'deviazionismo' è arrivata a fine agosto al termine di un congresso a Grozny, in Cecenia. Duecento esponenti islamici tra i quali il grande imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb, e il gran muftì di Damasco, Abdel Fattah al Bezm, hanno firmato una dichiarazione secondo la quale il wahabismo, la dottrina alla base dell'islam praticato in Arabia saudita e finanziata in molte parti del mondo grazie a Riad, non fa parte del sunnismo.
    E sarebbe una "deformazione" dell'islam che porta all'estremismo e al terrorismo. È necessario perciò "un cambiamento radicale per poter ristabilire il vero senso del sunnismo". Non è proprio una fatwa, ma gli echi sono sinistri.
    (ANSA).
   

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