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Libia: Tripoli, il premier ribelle scappa a Misurata

10 città appoggiano Sarraj. Renzi, sosteniamo tutti suo sforzo

Il premier non-riconosciuto scappa, e quello voluto dall'Onu passeggia. Dopo lo sbarco a Tripoli del premier designato Fayez Al Sarraj, è stata un'altra giornata di svolta per la Libia che l'Italia esorta a sostenere nel suo cammino verso la stabilizzazione indispensabile per fare i conti con l'Isis, come ricorda il presidente americano Barack Obama. Il premier Khalifa Ghwell, quello insediato a Tripoli e ostile al governo di unità nazionale di Sarraj, secondo alcuni media ha lasciato la capitale ed è tornato nella sua città natale, Misurata.

LA PASSEGGIATA DEL PREMIER 'ONU' PER TRIPOLI

 

فيديو:جولة رئيس المجلس الرئاسي لحكومة الوفاق الوطني صباح اليوم الجمعة 01 ابريل 2016م وسط العاصمة الليبية طرابلس

Pubblicato da ‎المكتب الإعلامي لرئيس المجلس الرئاسي لحكومة الوفاق الوطني‎ su Venerdì 1 aprile 2016



L'ufficio del premier sarebbe stato occupato da "elementi del comitato temporaneo della presidenza" dopo che il consiglio degli anziani di Misurata, la potente città perno della seconda fase della guerra civile libica, ha minacciato di destituire Ghwell: "Gli hanno detto che era finita e doveva lasciare. Se non se ne fosse andato lo avrebbero rimosso", ha riferito una fonte al quotidiano Libya Herald. Del resto contro di lui e il presidente del Parlamento di Tripoli, Nouri Abu Sahmain, nelle ultime ore sono scattate le sanzioni europee annunciate venerdì. Sarraj, come ha documentato la pagina Facebook dell'Ufficio stampa del suo Governo, è così uscito dalla base navale dove sembrava sotto assedio. Secondo almeno due stime, nove milizie su dieci lo appoggiano e 23 città dell'ovest tra cui Tripoli gli hanno dichiarato appoggio: quindi è potuto andare a compiere il rito della preghiera del venerdì in una moschea, in ossequio al fatto per la nuova Libia la "sharia" è la base del diritto. Inoltre si è fatto riprendere fra baci e abbracci, strette di mano con cittadini e vigili urbani, e anche una foto di gruppo (non un selfie).

 

 

 "Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di al-Sarraj, finalmente a Tripoli", ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi da Washington dove Obama, in un incontro col presidente francese Francois Hollande a margine del vertice sulla sicurezza nucleare, ha discusso di come consolidare il nuovo governo libico per impedire all'Isis di trasformare la Libia in una sua "futura roccaforte". Però, ha avvertito Renzi, la leadership dell'Italia nel dossier Libia "significa che siamo pronti a dare una mano dal punto di vista degli aiuti sociali, delle forze di polizia, della cooperazione internazionale", ma "non che ci alziamo la mattina e andiamo a bombardare qualcuno". Del resto, come ha ricordato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che giovedì gli ha anche parlato, "Sarraj non ci ha chiesto contributi militari ma economici, aiuti umanitari e medici"; "si devono prima consolidare. Il primo messaggio" certo "non può essere 'chiediamo un intervento'". Fonti della Difesa hanno ricordato che "fino a quando non ci sarà una specifica richiesta" da parte "di un Governo libico pienamente legittimato" (a Sarraj manca la fiducia del parlamento arroccato a Tobruk) è ancora presto per parlare di "tempi, modi e consistenza" di un impegno militare italiano a favore di una "ricostruzione che passa certamente per la formazione delle forze di sicurezza libiche" (ipotizzabile attraverso "un contingente di qualche centinaia di istruttori militari"), la "sorveglianza di siti di interesse strategico o il supporto ad alcune operazioni" con "nuclei di forze speciali".

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