(di Paolo Levi)
(ANSA) - PARIGI, 3 GIU - E' ormai scontro aperto tra il Front
National e gli emiri del Qatar: "Dimostreremo che hanno
finanziato i fondamentalisti islamici", avverte Marine Le Pen,
difendendo il suo braccio destro, Florian Philippot, denunciato
per diffamazione dagli avvocati della piccola monarchia sunnita.
Un fatto rarissimo. Motivo? Philippot, dopo l'attacco a Charlie
Hebdo, ha sostenuto che l'emirato paga "l'islamismo che uccide".
A Doha quell'uscita proprio non è piaciuta. Così, anche se la
stessa Le Pen la va ripetendo da anni, ha deciso nei giorni
scorsi di lanciare un primo avvertimento, querelando solo il
giovane vice. "Trovo che questa denuncia sia incredibile, credo
sia la prima volta che un Paese sporge denuncia contro un
parlamentare, ma meglio così, faremo il processo al Qatar,
useremo questo processo per dimostrare che si tratta di una
potenza che ha finanziato i fondamentalisti islamici", ha
attaccato Le Pen, intervistata da I-Télé.
Quanto alle prove, ha aggiunto la leader dell'estrema destra
anti-Islam francese, "le riserviamo alla giustizia. Ci sono
decine di rapporti, in particolare, dei servizi segreti francesi
(...) che spiegano come il Qatar abbia finanziato, e forse
continui a finanziare gli integralisti in tutto il mondo. E in
ogni Paese serio gli 007 lo sanno bene". "Dai, avanti!
Denunciate anche me", ha insistito la Dama Nera. "Del resto mi
sorprende che il Qatar abbia scelto di querelare Philippot e non
direttamente la sottoscritta. Faremo venire decine di testimoni
per dimostrare i comportamenti di questo Paese".
In una nota diffusa lunedì, Doha, che intrattiene strette
relazioni diplomatiche e commerciali con Parigi, ha tenuto a
ribadire la sua ferma condanna del terrorismo. "Nelle ore
immediatamente successive agli attacchi terroristici di gennaio
a Parigi - recita il comunicato dal Golfo Persico - il Qatar ha
denunciato quegli atti nei termini più duri, affermando il
sostegno alla Francia e la solidarietà alle vittime. E
continuiamo a farlo ancora oggi", assicurano gli emiri.
Ma il Fronte non demorde. Anzi, insiste. In un tweet,
Philippot parte alla carica contro la "fatwa" pronunciata da
quella che bolla come una "dittatura islamista". Di più. Dice di
sentirsi oggetto di "crescenti minacce" e chiede una "protezione
di polizia". Ma il ministero dell'Interno risponde picche.
"Nessuna minaccia reale nei suoi confronti", sentenziano gli
esperti antiterrorismo. Mentre fonti sindacali delle forze dell'
ordine non usano mezzi termini: la scorta a Philippot "è una
richiesta infondata e le sue proteste assolutamente ridicole".
Giusta o eccessiva che sia, la denuncia del Qatar
contribuisce a dare ancora maggiore visibilità al partito
populista francese. "Ancora pubblicità gratuita per l'estrema
destra", deplorano sui social network.
Ma intanto si consumano anche fiumi di inchiostro sull'altra
guerra dei Le Pen: quella "in famiglia" tra Marine e il padre
Jean-Marie. "Sta conducendo un'operazione di sabotaggio
mediatico e politico", ha commentato oggi la figlia, reagendo in
questo modo all'ultimo episodio dell'infinita telenovela
lepenista: il ricorso in tribunale annunciato ieri da
Jean-Marie, il vecchio patriarca "duro e puro" che contesta la
sua sospensione dal partito. La lotta interna nel clan Le Pen
non accenna dunque a placarsi. Una prima udienza, a quanto
riferisce l'anziano fondatore del partito, dovrebbe tenersi il
12 giugno. La sospensione di Jean-Marie Le Pen, dopo le ennesime
dichiarazioni shock sull'Olocausto e sul regime del maresciallo
Petain, era stata decisa a inizio maggio. (ANSA).