Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Cronaca
  1. ANSA.it
  2. Cronaca
  3. Karim torna a casa: 'Io unico italiano contro l'Isis'

Karim torna a casa: 'Io unico italiano contro l'Isis'

Volontario italiano a Kobane: 'Ho visto morire bambini soldato'

"Ero andato a Kobane con un progetto umanitario, per fare controinformazione. Poi in un villaggio a due chilometri dalla città, ho visto la tragedia e ho pensato che avessero bisogno di un aiuto ancora più consistente di quello umanitario. Mi sono confrontato con la gente, ho visto molti bambini soldato, alcuni di loro morti combattendo per la libertà di Kobane: ho deciso che dovevo fare di più". E' il racconto di Karim Franceschi, 25 anni, padre italiano e madre marocchina, appena rientrato dal Kurdistan iracheno, dove, ''unico italiano'', ha combattuto come volontario contro l'Isis, a fianco dei curdi. Partito tre mesi fa, Franceschi è appena tornato a casa a Senigallia. Nel centro sociale 'Arvultura', ha incontrato i giornalisti per raccontare la sua avventura.

''A Kobane sono dovuto entrare illegalmente - spiega Karim - perché il governo rende impossibile portare aiuti. Sono entrato illegalmente, così come sono uscito in maniera clandestina. Ho trovato una città in rovina, che poteva crollare da un momento all'altro; gente difesa solo da una linea. Ero volontario, ho fatto quattro giorni di addestramento e sono andato in prima linea. Ma avevo un obiettivo: combattere per salvare l'esperimento politico di Kobane, basato sull'autonomia democratica, un esperimento che si richiama a costituzioni europee. In quella enclave convivono fedi religiose diverse e viene riconosciuto il ruolo della donna. Tutte le minoranze sono rispettate e vantano i medesimi diritti. E' proprio questo modello che l'Isis vuole abbattere''.

''Kobane non è libera e la guerra non è finita'' dice ancora Karim. ''Non sarà liberata appieno fino a che il Califfato non sarà vinto. Ci sono territori ancora sotto il controllo dell'Isis. Ho assistito ad un attacco devastante con 16 morti e 30 feriti. L'arma più forte del Califfato è la propaganda, ed è quella che arriva prima ancora degli integralisti islamici''. ''C'è bisogno di una forte spinta da parte di tutti gli Stati del mondo, Italia compresa, per proteggere questa comunità''. Franceschi spiega che ''centomila abitanti sono tornati nella città, ma lì non c'è più niente. Possiamo mandare aiuti sanitari ed umanitari, possiamo contribuire alla ricostruzione se proprio il Governo italiano non intende intervenire con le armi''. ''Io sono stato l'unico italiano a combattere l'Isis, mentre sono molti quelli che vanno a combattere a fianco dei miliziani islamici insieme ad altri giovani europei e da tutto il mondo, richiamati da una forte propaganda''. ''In prima linea - prosegue nel racconto - si combatteva tutto il giorno, a parte le pause per mangiare quello che c'era, e per dormire. Ho visto alcuni miei compagni cadere. E' stato un periodo molto duro, anche perché sapevamo quello che c'era attorno a noi, ed eravamo consapevoli del rischio che correvamo. Ognuno di noi aveva con sé una granata pronta ad esplodere nel caso venissimo fatti prigionieri dall'Isis''.

Appello Al Abadi a Obama, servono più aiuti

Appello del primo ministro iracheno Haider al Abadi al presidente americano Barack Obama per maggiori aiuti nella lotta contro l'Isis. Al Abadi, per la prima volta a Washington da quando è stato eletto sette mesi fa, ha spiegato che nonostante i recenti successi nell'offensiva contro l'Isis, serve maggiore sostegno da parte della coalizione internazionale. Un segnale che potrebbe essere colto dalla Casa Bianca che ha già lasciato intendere la possibilità di un maggiore impegno, come sottolineato la settimana scorsa dal vice presidente Joe Biden che ha sollecitato un maggiore slancio nella lotta contro l'Isis.

      RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

      Video ANSA



      Modifica consenso Cookie