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Concordia: naufraghi, risse,pugni, lotte per scialuppe

Padre, salvai figlia da schiacciamento folla. Danni psicologici

(dell'inviato Michele Giuntini)  GROSSETO, 13 MAG - Al Giglio la Costa Concordia si tramutò davvero in un girone infernale. I racconti dei superstiti del naufragio, che nelle udienze attuali stanno sfilando come testimoni al processo di Grosseto, confermano che non ci fu solo un immenso panico ma anche la sconfitta, lo smarrimento delle più antiche consuetudini di convivenza. Una bolgia terribile, tra acqua e buio. Bambini calpestati nella calca e respinti dalle scialuppe, risse per accaparrarsi i giubbotti di salvataggio, pugni e lotte 'tutti contro tutti' per salire per primi sulle lance, disabili non assistiti. E tutti coloro a bordo alla merce' degli eventi. Il naufragio ha lasciato una scia di malati psichici, con danni ancora non risolti: c'è gente che non è andata più a lavorare, altri che si svegliano in piena notte pensando di essere sopra la nave che affonda. Anche oggi Francesco Schettino ha ascoltato dal banco dell'imputato tutti testi, in silenzio, senza commenti, neanche coi suoi difensori.
    Un padre, Walter Cosentini, di Cosenza, ha ricordato di come ha salvato la figlia di quattro anni dallo schiacciamento della calca dove pure "c'era gente che chiedeva scusa ma che involontariamente mi veniva addosso e io mi facevo forza per non schiacciarla sotto la pressione, temetti di ucciderla. Ebbi sempre un pensiero fisso: se stavo facendo tutto quello che potevo per salvare la mia famiglia". E quando perse una lente da vista - avendo un fortissimo deficit visivo - disse alla moglie (con loro c'era anche un altro figlio, 10 anni): "Se perdo l'altra lente, lasciatemi qui, perché non posso esservi d'aiuto, salvatevi voi". Invece ce la fecero tutti, come un altro genitore, Debora Incutti, anche lei calabrese, mamma di una bambina di 3 anni: "Non si riusciva a salire sulle scialuppe.
    Allora presi la decisione di affidare la mia bambina a un filippino dell'equipaggio perché la portasse lui a terra. Misi in una tasca della bimba la carta d'identità affinché, quando fosse sbarcata, potessero eventualmente identificarla". Però scesero tutti insieme, anche il padre, e furono accolti dalla popolazione dell'isola. Ma dopo peripezie terribili: "Quando andammo a prendere i giubbotti salvagente, c'era una rissa - ha detto la teste - anch'io mentre mi avvicinavo venni tirata indietro per i capelli" da chi voleva passare avanti.
    "Erano scene da film", e quando "andammo alle scialuppe, c'erano altri passeggeri che tiravano pugni per salire sopra, ci furono lotte, scontri". Oggi la sua famiglia la notte non dorme ed è in cura da psicologi: "Ci svegliamo di colpo - ha detto il marito Vincenzo Barbieri -, le bambine hanno paura, in casa nostra non si dorme più, a volte urliamo". Ai bambini che erano nel teatro della nave a vedere uno spettacolo di prestigio, quando ci fu l'urto, ci fu una vibrazione, andò via la luce, i genitori dissero che era un effetto speciale del mago sul palcoscenico.
    Ma la bugia durò poco. La realtà fu di panico e caos. Tania Novella di Latina era in viaggio di nozze. Ha pianto più volte mentre ricordava, e l'udienza è stata sospesa alcuni minuti per farla riposare. "Prima del naufragio avevo un lavoro da estetista - ha detto -. Ora non faccio più niente. Inoltre mi sono trasferita da Latina a Seregno, in Lombardia, per essere vicina alla struttura specialistica dove mi curo". "Facevamo a spintoni per salire prima degli altri sulla scialuppa", perfino "mi sono sentita in colpa perché ho pensato che al posto mio potevo far passare qualche bambino". Chiara Castello di Biella ha raccontato di aver chiesto a uno dell'equipaggio: "'Mi può dare informazioni su cosa accade?'. Mi rispose 'Non si preoccupi, va tutto bene' ma aveva le lacrime agli occhi". Coi familiari (anche una bimba di 3 anni) tornò a casa, ma nei tempi successivi al naufragio, ha raccontato, "cadevo nelle stanze, urlavo, piangevo, non andammo a lavorare per molto tempo, mi ha curato uno psichiatra un anno e mezzo. Ho avuto attacchi di panico continui, ho avuto terrore di tutto". Prossime udienze con altri passeggeri il 26 e 27 maggio, poi un'intera settimana di processo, dal 30 giugno al 4 luglio, dedicata alla discussione su perizie e questioni tecniche.

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