(di Melania Di Giacomo)

Riscoprire una coltura antica come la canapa, puntare ai mercati stranieri con produzioni tipiche, come i prosciutti, i formaggi di pecora e di capra biologici, le olive ascolane. Investire sul turismo naturalistico nell'Appennino centrale, creando un mercato degli affitti delle seconde case attraverso una piattaforma online. Ricreare le competenze artigianali per la lavorazione delle calzature per il mercato dell'extra lusso, con un'Accademia pubblico-privata. Sono "idee pronte per l'uso", che partono dalla tradizione e dalla vocazione del territorio, per evitare il declino economico delle aree colpite dal terremoto in Centro Italia, frutto del lavoro di Nomisma col progetto 'Ripartire dopo il sisma'. Il centro studi bolognese ha fatto un'analisi e una valutazione di fattibilità.
"Il territorio era interessato dallo spopolamento già prima del terremoto", osserva il presidente di Nomisma, Piero Gnudi: "se non riusciamo a far ripartire l'economia, queste zone nel giro di pochi anni saranno completamente spopolate". "Abbiamo sondato gli imprenditori che possono essere interessati a dar vita a questi progetti. È un lavoro concreto - precisa -, non un'analisi astratta dei fenomeni, che poi rimane nel cassetto".
L'area colpita dal terremoto abbraccia un territorio composto prevalentemente da piccoli comuni. Dei 140 municipi coinvolti la gran parte è sotto i 5mila abitanti. Il livello di pendolarismo è elevato: oltre un residente su 3 si sposta ogni giorno per motivi di studio o lavoro. L'area del cratere è mediamente povera, in cui i livelli di reddito risultano al di sotto degli standard nazionali, in 47 comuni il reddito medio non raggiunge i 15.000 euro annui. Le potenzialità turistiche sono inespresse: se città come Norcia, Cascia e Spoleto nel perugino, Ascoli Piceno, Macerata e Camerino superano le 150mila presenze l'anno, il resto del territorio non è pronto a sfruttare il potenziale di parchi, borghi, luoghi religiosi e zone montuose. Da qui la possibilità di sfruttare la sharing holiday nelle seconde case, un patrimonio danneggiato dalle scosse e inutilizzato: il fatturato che deriverebbe dalla gestione di mille seconde case, utilizzate mediamente solo per 5 settimane all'anno, mettendole in affitto a 100 euro al giorno, risulterebbe pari a 3,5 milioni di Euro. Tra gli altri progetti proposti, un'attività di trasporto a chiamata a breve raggio. E, in favore della componente anziana della popolazione, la creazione di una "senior housing", un complesso residenziale dedicato ad anziani autonomi attivi, con una rete di supporto sociale e comunitario.