(ANSA) - ROMA, 02 GEN - L'annuncio del premier Giuseppe
Conte nella conferenza stampa di fine anno di voler "mettere
mano alla giustizia tributaria" con l'obiettivo di ridurre a due
soli gradi di giudizio i processi contro gli atti
dell'amministrazione finanziaria, non costituisce il veicolo
adatto per "una riforma che abbia come stella polare il rispetto
del principio costituzionale del giusto processo e la tutela del
sistema di garanzie previsto dall'ordinamento". Lo si legge in
una nota del Consiglio nazionale dei commercialisti. "Si tratta
di un grado di giudizio assolutamente necessario nell'ambito
della giurisdizione tributaria - commenta il presidente dei
professionisti italiani Massimo Miani - in cui l'esame del
merito delle controversie assume, il più delle volte, un ruolo
determinante ai fini della decisione e in cui la possibilità di
un riesame in sede di appello costituisce un'importante garanzia
a tutela di entrambe le parti in causa. E ancor di più nelle
controversie tributarie che riguardano atti impositivi che
consentono all'amministrazione finanziaria, e ora anche agli
enti locali, di avviare procedure di riscossione coattiva nei
confronti del contribuente, anche prima che un giudice abbia
avuto il tempo di pronunciarsi sulla legittimità dell'atto
stesso". I commercialisti ribadiscono che "l'obiettivo
prioritario per una Giustizia tributaria più celere ed
efficiente non è la riduzione del processo a due gradi di
giudizio, ma la ridefinizione dei requisiti professionali del
giudice tributario, al fine di riservare tale funzione a giudici
a tempo pieno che siano in possesso di una preparazione
specifica nella materia tributaria a garanzia della imparzialità
e dell'indipendenza dell'organo giudicante", si legge, in
conclusione. (ANSA).