(ANSA) - ROMA, 13 MAR - "Utile alternativa per garantire
provviste finanziarie alle Piccole e medie imprese (Pmi)"
colpite dalla crisi e dalla 'stretta del credito', i Pir, Piani
individuali di risparmio, hanno visto il raggio di applicazione
ampliato dalla Legge di Bilancio 2018, e le attuali prestazioni
(anche in considerazione delle agevolazioni fiscali concesse
agli investitori) ne fanno ipotizzare "una significativa
diffusione per il prossimo futuro". A sostenerlo la Fondazione
nazionale dei commercialisti che ne ha analizzato vantaggi,
'nodi' e profili operativi. Secondo le previsioni del Governo,
"nel 2017, primo anno di attuazione della norma, il numero di
adesioni da parte degli investitori sarebbe dovuto essere pari a
circa 120.000, per un investimento medio nei piani di risparmio
pari a 15.000 euro, ipotizzando un incremento di circa 60.000
negli anni a venire per poi stabilizzarsi dopo 5 anni, ovvero
dal 2021, con un importo totale di conferimento pari a 18
miliardi"; recenti statistiche "indicano come i risultati
registrati nel 2017 siano stati di gran lunga superiori alle
aspettative iniziali, mostrando una raccolta netta pari a quasi
11 miliardi (di cui circa 7,9 relativi a fondi di nuova
istituzione e circa 3 concernenti fondi pre-esistenti), che
rappresenta l'11% della raccolta netta dell'intera industria
italiana del risparmio gestito nell'anno (97,4 miliardi)", con
un patrimonio promosso di "15,8 miliardi". Per i commercialisti,
tuttavia, non mancano criticità: in molti casi, osservano, gli
oneri possono esser "significativi" in quanto, oltre a
commissioni di gestione e d'ingresso, "molti piani presentano
anche commissioni di performance, il cui calcolo è effettuato in
maniera non omogenea tra tutti i gestori". Il testo dello studio
è online: www.fondazionenazionalecommercialisti.it. (ANSA).