(ANSA) - ROMA, 11 GEN - Illegittimo, secondo la Corte
Costituzionale, l'obbligo per le Casse di previdenza dei
professionisti di versare allo Stato le somme ricavate dal
taglio dei costi interni, in applicazione delle norme sulla
spending review. A questa conclusione è giunta la Consulta,
chiamata a pronunciarsi sul ricorso dell'Ente pensionistico dei
dottori commercialisti (Cnpadc).
In particolare, sottolinea la Cassa, la Suprema Corte "ha
accolto la tesi dei ricorrenti, sancendo principi fondamentali a
tutela della autonomia gestionale e finanziaria degli Enti e,
quindi, di tutti gli iscritti". Difatti, secondo i giudici, "la
scelta di privilegiare, attraverso il prelievo, esigenze del
bilancio statale rispetto alla garanzia, per gli iscritti alla
Cnpadc, di vedere impiegato il risparmio di spesa corrente per
le prestazioni previdenziali non è conforme né al canone della
ragionevolezza, né alla tutela dei diritti degli iscritti alla
Cassa, garantita dall'art. 38 della Costituzione". Soddisfatto
il presidente dell'Ente Walter Anedda, poiché i dottori
commercialisti e i professionisti in genere "vedono difeso dal
proprio Ente il diritto a vedere impiegati i propri risparmi
previdenziali unicamente per le finalità istituzionali, senza
che, attraverso una surrettizia forma di imposizione tributaria,
possano essere destinati a una generica finalità di copertura
della spesa pubblica". La Consulta chiarisce che lo Stato,
avendo scelto di "garantire ai professionisti un futuro
previdenziale tramite Enti di diritto privato", deve
"coerentemente preservare tale assunto", non intaccandone con
interventi normativi "l'autosufficienza finanziaria", chiude
Anedda. (ANSA).