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E-commerce, ecco le pratiche scorrette

Le detta Ue. Mango, Oysho, Pull&Bear e De Longhi già in regola

(ANSA) - BRUXELLES, 10 MAG - L'indagine dell'antitrust europeo sulle restrizioni nel commercio online arriva a conclusione e conferma quanto già rilevato nell'anticipazione di settembre scorso: "Alcune pratiche restringono la concorrenza limitando indebitamente la distribuzione dei prodotti in Europa", ha detto la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. Uno dei problemi principali è il geoblocking, utilizzato nel 60% di vendite di contenuti digitali, una pratica che la Commissione spera di eliminare con la proposta sul copyright e quella sulla non discriminazione dei clienti, entrambe in discussione tra Parlamento e Consiglio.
    L'indagine di Bruxelles ha comunque già spinto alcune aziende a modificare le proprie pratiche, in modo da metterle al riparo da possibili indagini formali della Ue. E' il caso delle catene di abbigliamento Mango, Oysho e Pull and Bear, e anche dell'italiana De Longhi, produttore di macchine per il caffè.
    "La Commissione accoglie con favore le loro modifiche", spiega Bruxelles.
    Tra i principali rilievi dell'indagine pubblicata oggi ci sono le "restrizioni contrattuali", ovvero quelle pratiche che consentono ai produttori di controllare la distribuzione sotto varie forme: prezzi imposti, divieti di vendere su alcune piattaforme, limiti all'uso di strumenti di comparazione dei prezzi, esclusione di venditori esclusivamente online.(ANSA).
   

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