(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 11 FEB - Dagli oratori e le palestre per i giovani cattolici nella Roma degli anni '20 alla nuova sfida dei migranti che arrivano nella Capitale: i Cavalieri di Colombo festeggiano i 100 anni di presenza a Roma.
Fu Papa Benedetto XV a chiamarli in Vaticano per un sostegno nella formazione dei ragazzi più poveri di Roma. Trentotto anni prima, nel 1882, erano nati negli Stati Uniti per aiutare le famiglie dei cattolici, spesso le più povere e parte di quella generazione di migranti che arrivavano in America soprattutto dall'Irlanda, ma anche dall'Italia, con il sogno di un futuro migliore.
"In questi cento anni che hanno visto nove pontificati, due guerre mondiali e un mondo profondamente cambiato ora i Cavalieri di Colombo contano 1,9 milioni di membri nel mondo", ha detto il Cavaliere Supremo Carl Anderson. E' di fatto la più grande organizzazione cattolica di beneficenza al mondo. E se da quasi 140 anni la priorità "sono gli emarginati, i più deboli, i malati, i poveri, i disabili", come ha sottolineato Anderson in una conferenza stampa, il loro sostegno abbraccia veramente tutti i campi, che in qualche modo hanno a che fare con la diffusione della fede. Dai restauri nella basilica vaticana ai network televisivi cattolici, dagli ospedali alle università cristiane, dal sostegno alle conferenze internazionali della Chiesa all'apertura di palestre "perché lo sport deve essere parte integrante - spiegano - nella formazione di un giovane cattolico". Tra i prossimi progetti che li vedranno come sponsor c'è quello della nuova illuminazione delle Grotte vaticane, un posto importantissimo per la Chiesa considerato che lì c'è la tomba dell'apostolo Pietro.
Un nuovo fronte di impegno, da un decina di anni, è quello del supporto ai cristiani perseguitati in Medio Oriente.
Particolare è l'impegno per la realizzazione di una università cattolica in Iraq, per la quale hanno già stanziato un milione di dollari, e per il ritorno delle famiglie cristiane che erano state scacciate dalla Piana di Ninive. "Non dobbiamo permettere che l'Isis raggiunga il suo obiettivo del genocidio dei cristiani in Medio Oriente", sottolinea Anderson.
Poi ci sono tutti i progetti per i migranti, alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, ma anche negli altri Paesi del mondo.
"E' la nostra ragion d'essere", sottolineano ricordando che alla fine del 1800 la loro mission principale era sostenere gli immigrati cattolici irlandesi negli Stati Uniti attraverso quella che di fatto era una società di mutuo soccorso. A Roma i Cavalieri di Colombo in particolare sostengono la comunità filippina.
"Siamo fede in azione, lieti di portare il Vangelo in tutto il mondo" sottolineano. E rispetto alla 'montagna' di fondi che gestiscono, Anderson precisa: "Siamo sempre giudicati dalle agenzie di rating, come Standard & Poor's, e la nostra gestione è considerata al top". (ANSA).