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'Papa in Giappone toccherà i cuori'

Padre Kajiyama, 'Nel Paese avanza nazionalismo,noi con migranti'

   (ANSA) - ROMA, 6 NOV - Un messaggio contro le armi nucleari e per la pace: è quanto attendono i giapponesi da Papa Francesco che visiterà il Paese dal 23 al 26 novembre (mentre dal 20 al 23 sarà in Thailandia). Ma non solo: la piccola comunità cattolica e tutta la società attendono una parola di incoraggiamento alla gioventù del Paese. "Molti giovani stanno abbracciando le idee più di destra, stanno diventando molto conservatori, sono affascinati dal nazionalismo. Il Papa ha invitato i giovani a riunirsi a Tokyo, nella cattedrale, e spero che chiederà loro di impegnarsi personalmente per una società più giusta". Lo dice all'ANSA padre Yoshio Kajiyama, gesuita, in questi giorni a Roma per prendere parte alla Conferenza per il 50esimo anniversario del Segretariato per la Giustizia e l'Ecologia dei Gesuiti.
    Padre Kajiyama è uno dei 180 'confratelli' di Bergoglio che opera in Giappone, Paese che sognava come sua meta di missione proprio il giovane gesuita argentino e che invece vedrà, tra qualche giorno, da Papa. "Per metà siamo giapponesi e per metà sono stranieri", riferisce p. Yoshio parlando dell'impegno della Compagnia di Gesù sul fronte della riconciliazione nell'Estremo oriente, il motivo per il quale porta in questi giorni la sua testimonianza al congresso internazionale in corso a Roma. "Uno dei problemi del Giappone è l'avanzare del nazionalismo e la militarizzazione. Per questo lavoriamo con persone cristiane e non, sul fronte della pace". Una parola non scontata nel Paese che ha vissuto le tragedie di Hiroshima e Nagasaki e che oggi è un po' cuscinetto tra le tensioni e le politiche altalenanti dell'area. La situazione della vicina Corea del Nord è emblema dell'aria che si respira nella regione in cui ribadire che la pace è una priorità non è una affermazione generica. I Gesuiti dunque sono impegnati fortemente nel dialogo ma anche "nell'accoglienza ai migranti, soprattutto con le scuole per i figli delle persone che arrivano nel nostro Paese, dal Sudamerica, dalla Cina, Indonesia, Tailandia, Bangladesh e Filippine". Una sfida importante in un Paese, il Giappone, che vive fortemente la propria identità e che non senza difficoltà vede l'ingresso di nuovi popoli.
    I cattolici sono una piccola minoranza, 400mila su una popolazione di 120 milioni di abitanti. Ma nonostante questo sono un punto di riferimento. "Nel 2011 - ricorda padre Yoshio - abbiamo avuto uno tsunami e un terremoto molto seri. Fukushima e altre due città con centrali nucleari sono state colpite e ci sono ancora problemi. I vescovi hanno detto 'fermate le centrali nucleari immediatamente' e noi ci siamo uniti a questo appello".
    "Giovanni Paolo II ha visitato Hiroshima nel 1981 e lui ci ha dato un messaggio per la pace e io mi aspetto da Papa Francesco un nuovo messaggio sull'abolizione delle armi nucleari", conclude il gesuita.(ANSA).
   

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