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Chiesa Cile, online lista preti pedofili processati

Vescovi chiedono perdono; "abbiamo fallito, vittime inascoltate"

    Si sintetizza in una parola la lista dei 'mea culpa' e l'esito del vero e proprio esame di coscienza collettivo fatto dai vescovi del Cile sulla gestione dello scandalo pedofilia: "fallimento". Un fallimento fatto di errori, superficialità, sottovalutazioni. Al termine della speciale plenaria sul tema, i 32 vescovi del Cile hanno presentato un documento - illustrato dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Santiago Silva, e dal segretario, mons. Fernando Ramos, riportato dall'Osservatore Romano - con un lungo elenco di ammissioni e un'esplicita richiesta di perdono sulla gravissima crisi che ha travolto la Chiesa locale.

    E tra le iniziative subito adottate c'è quella di pubblicare, sul sito della Conferenza episcopale, i dati di 42 sacerdoti e un diacono ritenuti responsabili di abusi. Di questi, 17 (dieci diocesani e 7 religiosi) oltre al diacono, sono stati condannati in un procedimento della giustizia civile. Altri 25 (15 diocesani e dieci religiosi) sono stati riconosciuti colpevoli dalle autorità ecclesiastiche. Nel sito appaiono soltanto i nomi dei responsabili, ma non la pena né le circostanze dei reati. "I vescovi hanno riconosciuto di aver fallito nei loro doveri di pastori nei casi di abusi sessuali su minori", si legge nel testo, che annuncia "le decisioni e gli impegni assunti, a breve e medio termine, per raggiungere la verità, la giustizia e il risarcimento delle vittime".

    "Riconosciamo con umiltà che abbiamo fallito nei nostri doveri di pastori poiché non abbiamo saputo ascoltare, credere, partecipare o assistere le vittime di gravi peccati e ingiustizie commesse da preti e religiosi. A volte non abbiamo saputo reagire tempestivamente dinanzi agli abusi sessuali dolorosi, di potere e autorità, quindi chiediamo perdono in primo luogo alle vittime e ai sopravvissuti".

    La plenaria dei vescovi, dopo gli scandali sessuali legati alla figura di don Fernando Karadima, parroco di 'El Bosque' a Santiago, dopo le accuse di omertà al suo figlioccio spirituale vescovo Juan Barros, dopo la convocazione delle vittime e dei vescovi da parte del Papa in Vaticano e la sua rimozione di cinque presuli (ma altri provvedimenti seguiranno), segna il "sincero pentimento" verso "coloro che hanno invece accompagnato le vittime, le loro famiglie, che hanno responsabilmente fatto sforzi per cercare la verità, la giustizia, la riparazione e purificazione", e verso "le centinaia di religiosi e laici che ogni giorno danno testimonianza di amore, di misericordia e della redenzione di Cristo e che sono colpiti nel loro ministero a causa degli errori, dei peccati e dei delitti commessi".

    Ammessa la mancata osservanza delle linee-guida redatte dal Consiglio episcopale per la prevenzione degli abusi: "I nostri errori od omissioni hanno causato dolore e perplessità, colpito la comunione ecclesiale, impedito la conversione e minato la speranza". Come momento di svolta, i presuli hanno adottato una serie di misure per rafforzare e snellire il Protocollo sulla prevenzione di abusi, la denuncia, le indagini, la trasparenza con i media, la cooperazione con le autorità e l'apertura di alcuni archivi di denunce.

    Annunciata la nomina dell'avvocatessa Ana María Celis Brunet come nuovo presidente del consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi e l'accompagnamento delle vittime. Formalizzata poi la creazione di un dipartimento per la prevenzione degli abusi e far applicare le linee-guida. Lo dirigerà un'altra donna: Pilar Ramírez Rodríguez. Infine, l'episcopato ha garantito la revisione dei tempi di prescrizione per impedire indebite 'scappatoie' ai presunti responsabili.

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