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Papa ad Albano: non 'mondanizzare' fede, no a circoli chiusi

E rivolge monito ai Carmelitani, "tra voi gravi danni da mondanità"

    Appena giunto ad Albano Laziale per la sua visita di questo pomeriggio, accolto dal vescovo mons. Marcello Semeraro e dal sindaco Nicola Marini, a papa Francesco viene subito mostrato il 'murale' fatto realizzare a ricordo di quest'evento: realizzata dallo street artist romano MauPal (Mauro Pallotta), che già più volte, come nel famoso 'Superpope', ha ritratto il Papa nelle vie attigue al Vaticano, l'opera-omaggio 'Exemplum Omnibus' occupa l'intera facciata di un edificio della Curia di fronte alla cattedrale e raffigura Bergoglio nelle vesti di operaio che ripulisce il cielo e il pianeta dall'inquinamento prodotto dall'uomo.

    E' il primo momento di una visita, festeggiata da migliaia di fedeli, che vede dapprima il Papa raccogliersi in preghiera nella cattedrale di San Pancrazio con i sacerdoti della diocesi, e poi presiedere la messa per la cittadinanza in Piazza Pia, concelebrata con lo stesso Semeraro e col card. Agostino Vallini, ex vescovo della cittadina laziale prima di diventare prefetto della Segnatura apostolica e poi vicario di Roma.

    "Come Chiesa, chiediamoci se per noi Gesù viene 'prima': c'è prima Lui o la nostra agenda, c'è prima Lui o le nostre strutture?". E' la domanda posta dal Papa nell'omelia. "Se tutto quello che facciamo non parte dallo sguardo di misericordia di Gesù, corriamo il rischio di 'mondanizzare la fede', di complicarla e riempirla di tanti contorni: argomenti culturali, visioni efficientiste, opzioni politiche, scelte partitiche...", dice. "Ma si dimentica l'essenziale, la semplicità della fede, quello che 'viene prima' di tutto - aggiunge -: l'incontro vivo con la misericordia di Dio. Se questo non è il centro, se non sta all'inizio e alla fine di ogni nostra attività, rischiamo di tenere Dio 'fuori casa' nella Chiesa, che è casa sua".

    Francesco pone anche il problema del "sentirsi a casa" nella Chiesa. "Come sarebbe bello se i nostri vicini e conoscenti sentissero la Chiesa come casa loro!", afferma. "Succede, purtroppo - osserva -, che le nostre comunità diventino estranee a tanti e poco attraenti. A volte subiamo anche noi la tentazione di creare circoli chiusi, luoghi intimi tra eletti. Ma ci sono tanti fratelli e sorelle che hanno nostalgia di casa, che non hanno il coraggio di avvicinarsi, magari perché non si sono sentiti accolti".

    Per il Papa, "il Signore desidera che la sua Chiesa sia una casa tra le case, una tenda ospitale dove ogni uomo, viandante dell'esistenza, incontri Lui, che è venuto ad abitare in mezzo a noi". E quindi "sia la Chiesa il luogo dove non si guardano mai gli altri dall'alto in basso" ma "dal basso verso l'alto; mai da giudici, sempre da fratelli. Non siamo ispettori delle vite altrui, ma promotori del bene di tutti". A suo dire, "se evitiamo chi ci sembra perduto non siamo di Gesù. Chiediamo la grazia di andare incontro a ciascuno come a un fratello e di non vedere in nessuno un nemico - conclude -. E se ci è stato fatto del male, restituiamo del bene".

    E sempre in tema di rischi della mondanità, nella mattinata è sferzante il monito rivolto dal Pontefice ai frati Carmelitani, Ordine finito a Roma in uno scandalo gay per gli incontri a luci rosse dei suoi religiosi, del quale riceve in udienza il Capitolo generale. "Può insinuarsi anche la mondanità, che è la tentazione più pericolosa per la Chiesa, in particolare per noi, uomini di Chiesa - avverte -. So bene, fratelli, che questa tentazione è entrata e ha fatto gravi danni anche tra di voi. Ho pregato e prego perché il Signore vi aiuti. E questo Capitolo è un'occasione provvidenziale per ricevere dallo Spirito Santo la forza di lottare insieme contro queste insidie".
   

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