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A Senigallia Rinascimento Marchigiano, 40 opere luoghi sisma

Esposizione fino 31 gennaio.Otto tavole '400 e campana XIII sec.

(ANSA) - SENIGALLIA, 15 OTT - Dopo Ascoli Piceno e Roma, fanno tappa a Palazzo del Duca a Senigallia, fino al 31 gennaio, le opere d'arte restaurate dai luoghi del sisma del 2016. E' stato inaugurato oggi l'ultimo di tre momenti espositivi di "Rinascimento Marchigiano", il più ricco perché l'esposizione ha nuovi pezzi per un totale di 40 opere d'arte, tra cui l'intero ciclo di Jacobello del Fiore con le "Scene della vita di Santa Lucia" proveniente dal Palazzo dei Priori di Fermo. Un racconto del patrimonio artistico e storico disseminato nelle Marche, danneggiato dal terremoto ma ora portato a nuova vita e reso di nuovo fruibile. Curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi, la mostra è stata salutata dal neo sindaco Massimo Olivetti: "Per Senigallia è una grande opportunità e un grande onore avere qui opere di quei territori marchigiani così duramente colpiti dal terremoto. Questa mostra - ha aggiunto - non solo dimostra la grande ricchezza culturale delle nostre terre, ma anche la capacità di sapersi connettere tra loro. Ovviamente il nostro augurio - conclude con l'assessore alla cultura Riccardo Pizzi - è che queste opere possano quanto prima essere restituite ai luoghi di origine". Il recupero delle opere d'arte dai luoghi colpiti dal grave sisma del 2016 è stato reso possibile grazie al contributo di Anci Marche, Regione Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, con l'apporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Oggetti e manufatti verso i quali le popolazioni colpite dal terremoto del centro Italia hanno dimostrato un grande attaccamento, come spiega il curatore Pierluigi Moriconi. Oltre alle otto tavole realizzate tra il 1420 e il 1425, raffiguranti le storie di Santa Lucia, a Senigallia la mostra "Rinascimento Marchigiano" porta anche un altro esemplare di grande valore culturale: si tratta della campana del XIII sec. realizzata per la canonizzazione di San Francesco avvenuta nel 1228: la più antica campana francescana arrivata ai nostri giorni. E ancora: una stauroteca contenente un frammento della vera croce e una coppia di reliquiari, realizzati nel XVIII sec. dall'orafo argentiere Pietro Bracci. Gli interventi di restauro sono stati eseguiti da tecnici marchigiani, in collaborazione con le Università di Camerino e Urbino e la direzione scientifica della Soprintendenza. (ANSA).
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