TRIESTE - "La dittatura di al-Sisi è la più repressiva che l'Egitto abbia mai conosciuto. Peggio di Mubarak, peggio del consiglio militare, peggio degli islamisti. Persino peggio di Nasser, stando a quanto mi è stato raccontato". Lo scrittore Ala Al Aswani, ospite di pordenonelegge, ne è certo: "La mia nazione è stretta tra le grinfie di una tirannia senza eguali". E del resto, il romanziere ha provato sulla propria pelle cosa significhi "repressione": come ha raccontato, gli è bandito apparire in tv, pubblicare articoli sulle testate egiziane e persino tenere i seminari per giovani scrittori, attività che organizzava da vent'anni. La sua ultima opera, "Sono corso verso il Nilo" (Feltrinelli), in Egitto non ha neppure visto la luce: come l'autore ha raccontato a Pordenone incontrando la stampa prima del suo evento pubblico, "l'editore non era pronto a correre il rischio in una nazione in cui si può finire in carcere per un like su Facebook".
Il romanzo, del resto, non le manda a dire: mette a nudo l'intreccio umano, le vite e i sentimenti che si nascondono dietro il tentativo di rivoluzione in Egitto. E se la lettera con cui si conclude pare rassegnata ed intrisa di sconforto, Aswani rivela: "Dopo un po', i miei personaggi lasciano andare la mia mano e camminano indipendentemente. Allora, può essere che giungano a dire o fare cose con cui io stesso non concordo. La mia visione delle cose è diametralmente opposta rispetto a quanto traspare: sono fermamente convinto che alla fine la rivoluzione prevarrà. Il futuro è nostro".
In collaborazione con:
Pordenonelegge