Le Alpi, le Dolomiti e poi Capri, rivisitata con i colori della memoria, ma anche le cascate più importanti del pianeta e le quattro grandi discariche abitate da migliaia di persone e animali del Sud Est asiatico. La mostra ‘Olivo Barbieri. Mountains and Parks’, aperta dal 16 novembre al 19 aprile 2020 nel Centro Saint-Bénin di Aosta, propone 50 lavori esposti in un percorso ventennale che comprende, tra le altre, una serie di grandi immagini fotografiche inedite sulle montagne della Valle d’Aosta realizzate per l’occasione. Per la prima volta, poi, viene presentata la produzione scultorea dell’artista attraverso tre imponenti lavori plastici che occupano l’ala centrale del Centro Saint-Bénin. Le opere in mostra ripercorrono la ricerca compiuta da Barbieri dal 2002 al 2019 sottolineando l’attenzione verso le tematiche legate al paesaggio e all’ambiente. Non manca un ciclo d’immagini dedicato alla storia dell’arte antica e moderna e la proiezione di un video del 2006 realizzato in Cina.
Una rassegna spettacolare quanto problematica che affronta questioni di fondamentale importanza, come l’esigenza di un rinnovato equilibrio naturale associato al turismo di massa che, se da un lato ‘consuma’ i luoghi, dall’altra ne garantisce la sopravvivenza.
Le sue immagini viste dall’alto, riprese con la tecnica della messa a fuoco selettiva che evidenzia solo alcuni elementi lasciando volontariamente sfocato il resto della scena, hanno inaugurato un nuovo modo di percepire il paesaggio che, grazie all’introduzione consapevole di alcuni ‘errori’ fotografici, appare in modo inedito, più simile a un modellino in scala (non manca nemmeno l’uso della pittura digitale) che a un contesto reale. Sono immagini che non nascono dalla volontà di ottenere effetti speciali (la forma dei soggetti rappresentati non è alterata), ma dalla curiosità di verificare il comportamento del mezzo fotografico in condizioni non-idonee; è un approccio che rivela l’interesse per il mondo, ma anche per gli strumenti ottici attraverso cui possiamo leggerlo. “Ciò che mi ha sempre coinvolto nella fotografia – precisa Barbieri – è il rapporto di scarto tra la visione dell’occhio e le abilità del mezzo”.
In collaborazione con:
Regione Valle d'Aosta