TRENTO - "Non c'è una correlazione chiara, ma nelle aree di grande povertà migliorare i quartieri può funzionare. Anche i sussidi per la residenza popolare possono migliorare la mobilità verso l'alto, ma questo vale solo nel breve periodo e per un numero limitato di persone. Nel lungo periodo conta l'emancipazione delle aree più povere, la loro uscita dalla povertà". Ad affermarlo, al Festival dell'economia a Trento, è stato Nathaniel Hendren, giovane economista ad Harvard, che studia i fattori che influenzano la mobilità intergenerazionale. "Le zone a maggiore mobilità - ha sostenuto - sono quelle dove ricchi e poveri vivono accanto. Il problema non è però essere ricco o povero: in tutti gli Usa dove ci sono disuguaglianze più marcate persiste una mobilità bassa. Sono le disuguaglianze nella fascia media che svolgono un ruolo importante. È questo che fa sì che le caratteristiche legate al luogo siano importanti". Altra caratteristica è la qualità del sistema di istruzione ("dove è migliore c'è più mobilità"), e ancora la solidità della struttura familiare ("dove ci sono più famiglie monoparentali la mobilità è più bassa, anche se va specificato che nelle famiglie con due genitori la mobilità è superiore solo là dove c'è una maggiore presenza di famiglie biparentali"), infine il capitale sociale, inteso come impegno civile, tasso di criminalità, partecipazione alla vita sociale.
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