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Disoccupazione: 16% tra giovani laureati 25-34 anni

Studio Binelli (Università Southampton) a Festival economia

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TRENTO - I giovani italiani disoccupati laureati tra i 25 e i 34 anni sono il 16%, con un tasso di disoccupazione aumentato del 46% dal 2011, salari scesi del 20%, crescita della disoccupazione di lunga durata, dei contratti a tempo determinato e della cosiddetta 'over education', cioè di una formazione superiore a quella richiesta per il ruolo in cui sono impiegati. I dati sono stai forniti al Festival dell'economia a Trento da Chiara Binelli, dell'università di Southampton, che ha presentato una ricerca su 1.238 giovani di questa fascia d'età, laureati tra il 2011 e il 2013.
Dati che s'inseriscono nel più ampio quadro della media di disoccupazione del 44% in Italia per i giovani tra i 15 e i 24 anni (26% media Ue) e del 19% tra i 25 e i 34 anni (13% dato Ue).
Emerge che quei laureati senza lavoro "cercano innanzitutto qualcuno che dia loro voce - ha spiegato -, infatti hanno risposto per l'85% a questionari on line (la media è in genere il 10%) e rinunciato anche in parecchi all'anonimato. Vivono un livello di precarietà mai esistito prima, che ha ridimensionato di molto anche l'effetto positivo per trovare lavoro delle lauree in materie scientifiche. E meno male - ha aggiunto - che ci sono i genitori, perché il 79% vive nella loro casa o comunque con l'affitto pagato da loro, nonostante il 66% abbia una relazione stabile e il 70% pensi a dei figli. Il lavoro dunque impatta sulle scelte di vita, non per pessimismo, ma per consapevolezza: il 17% crede di avere probabilità di trovare un lavoro a tempo determinato e il confronto con la probabilità effettiva (21%) fa emergere che è praticamente la realtà".
"Lo scopo è completare questo studio - ha spiegato ancora Binelli - per arrivare a delineare non solo gli effetti della disoccupazione, ma anche gli interventi necessari. Certo è che non bastano politiche rivolte all'offerta, cioè ai lavoratori, come il Jobs act, ma ne servono anche per la domanda, cioè per incentivare le aziende e gli imprenditori a innovare, altrimenti si perde capitale umano in modo mai visto".

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