PERUGIA - In Umbria il settore metalmeccanico presenta "dinamicità, volontà e forza" ma anche qualche ombra. Un quadro emerso in occasione della conferenza stampa tenuta a Perugia dalla sezione della meccanica di Confindustria Umbria, che raggruppa le aziende del settore, nell'ambito delle iniziative di Federmeccanica. Nel corso dell'incontro, a Perugia, è stato detto che "pensare all'industria umbra senza acciaierie sarebbe imbarazzante".
La situazione del settore meccanico nella regione è stata definita "coerente con il quadro nazionale" e ne è stata sottolineata la strategicità per l'assetto economico del territorio. La metalmeccanica umbra è composta di 833 società di capitali, che fatturano quasi 5 miliardi di euro e occupano 17.000 persone. Il settore incide per quasi il 50 per cento sul manifatturiero regionale, con il contributo sul Pil umbro pari a circa l'8 per cento.
Il tasso di accumulazione del capitale è positivo, ma si è fortemente ridotto negli ultimi anni di crisi.
Nel primo semestre 2014 le esportazioni (per 891 milioni di euro) si sono ridotte del 4,3 per cento rispetto all'analogo periodo del 2013 (932 milioni).
"Siamo agganciati sempre con le regioni più industrializzate del Paese - ha detto Antonio Alunni, componente del consiglio direttivo della sezione dell'industria meccanica - ma c'è timore che si scivoli sempre più verso il sud invece che alzarsi verso il nord, visto anche che non nascono imprese in modo sufficiente per invertire la tendenza".
Nel corso dell'incontro si è anche parlato dell'Ast. "Pensare all'industria umbra senza acciaierie - ha sostenuto Alunni - sarebbe imbarazzante, cambierebbe completamente il quadro e non solo per i valori assoluti".
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