(ANSA) - ROMA, 3 APR - Roma, Washington, Mosca, Budapest,
Brasilia, Parigi. Unendo i puntini di questa mappa si individua
il percorso che alcuni partiti di destra stanno portando avanti:
puntellare la propria prospettiva ideologica, fatta di posizioni
"contro" (l'islam, i migranti, la modernità), usando anche il
cristianesimo. È quello che Jean-Claude Hollerich, cardinale del
Lussemburgo e capo dei vescovi europei, definisce
"nazional-cattolicesimo". "La fede viene dunque strumentalizzata
per accrescere il proprio prestigio e darsi un'area da 'difensor
fidei' nel mondo contemporaneo": è questo il cuore del libro di
Iacopo Scaramuzzi "Dio? In fondo a destra. Perché i populismi
sfruttano il cristianesimo" (Editrice missionaria italiana). Il
testo ha la prefazione di Gad Lerner.
Scaramuzzi ha indagato Paese per Paese le multiformi
sfaccettature di questa strumentalizzazione politica della fede
da parte di diversi esponenti di destra. E ha trovato alcuni
elementi comuni: anzitutto, la lontananza dei protagonisti da
un'esperienza di fede "normale" e comunitariamente assodata;
inoltre, la presenza di alcuni "guru" culturali che hanno
ispirato le svolte religiose dei leader politici. I leader
sovranisti "hanno fiutato l'aria della situazione attuale: di
fronte alla crisi economica - si legge nella presentazione del
libro - che ha spaventato la gente, di qua e di là
dell'Atlantico, la soluzione identitaria, sovranista e
tradizionalista incarnata dai leader sopra citati ha avuto la
meglio nel rispondere alle angosce delle popolazioni". Gli
esponenti della destra mondiale hanno anche cercato "nei simboli
e nei temi religiosi una patina di rispettabilità e di assonanza
con il sentire comune". Scaramuzzi scrive: "Non c'è un comune
ispiratore occulto, non c'è un burattinaio che tira le fila
dall'Europa all'Asia alle Americhe. É lo spirito del tempo, la
conseguenza del collasso della globalizzazione, l'onda lunga di
una crisi economica epocale. Ma l'uso di Madonne, presepi e
crocifissi non è neppure completamente spontaneo".
Tra le figure esaminate nel libro quelle di Salvini in
Italia, Trump negli Stati Uniti, Putin in Russia, Orbán in
Ungheria, Bolsonaro in Brasile, i Le Pen in Francia.
Per l'autore l'orizzonte pastorale di Papa Francesco è il
vero antidoto al cristianesimo sovranista: "Francesco non
sottovaluta i populismi, non li demonizza, non li snobba. Ha la
capacità di vedere i conflitti che ci sono dietro, l'emotività
che li sostanzia, sa distinguere buone domande e cattive
risposte. È tutto il magistero di Francesco ad essere agli
antipodi dei nuovi sovranismi. Se i populismi si affannano a
mettere il cappello sulla devozione popolare, il romano
pontefice ricorda chi ne ha il copyright".(ANSA).