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Brexit: gdo inglese vuole vino Italia ma sfida da Sud mondo

Con Australia, il Sud Africa e la Nuova Zelanda primi accordi Gb

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VERONA - Per il mondo del vino riunito a Vinitaly il pericolo post Brexit viene dai vini dei Paesi oltremare, un concorrente dai listini low cost sul mercato globale, ma la Grande distribuzione britannica sembra non solo fedele al made in Italy ma vuole aumentare l'import di vino italiano. A fare il quadro del mercato inglese post Brexit è Alex Canneti, Direttore delle vendite off-trade della Berkmann Wine Cellars di Londra, in occasione della presentazione della ricerca dell'IRI sugli acquisti nella grande distribuzione.
"La Brexit è una sfida per le vendite dei vini italiani - secondo Alex Canneti della Berkmann Wine Cellars di Londra - poiché l'Australia, il Sud Africa e la Nuova Zelanda saranno i primi Paesi a istituire trattati bilaterali con il Regno Unito. L'unica soluzione a questa minaccia - propone l'esperto del mercato oltremanica - è consentire al Regno Unito un periodo di dieci anni per condividere gli stessi oneri doganali dell'Unione e negoziare un trattato di libero commercio. Quindi tutto dipenderà da come evolverà il negoziato post Brexit tra UK e Ue. Ma le potenzialità per l'export di vino italiano nella Grande distribuzione britannica (le insegne Majestic and Waitrose in primis) sono grandi - ha aggiunto Canneti - non solo per le bollicine, ma anche per il vino rosso. Pensiamo al Cannonau, al Passimento/Amarone, al Chianti Classico, al Veneto Classico e ai morbidi e succosi vini siciliani e pugliesi. Buone anche le prospettive dei nuovi bianchi di tendenza, come il Fiano, il Vermentino, il Pecorino e il Grillo. E non dimentichiamo il successo che si registra da anni delle "fantasy label".

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