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Salute: policitemia vera, 2-3 casi ogni 100.000 abitanti anno

Vannucchi, 'ricerca italiana è stata estremamente importante'

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RIMINI, 20 OTT - Una malattia "inclusa tra le neoplasie mieloproliferative croniche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità" e che dal 2008 viene considerata come un tumore cronico, "la cui prevalenza sta aumentando perché adesso siamo in grado di fare diagnosi molto più precocemente ma anche soprattutto perché siamo in grado di gestirla meglio e quindi la sopravvivenza dei pazienti è decisamente allungata rispetto al passato". Così Alessandro Maria Vannucchi, professore associato di Ematologia dell'Università degli Studi di Firenze, fa il punto sullo stato della policitemia vera.
Parlando a margine di un simposio scientifico nell'ambito del del XIV Congresso nazionale di Sies, la Società Italiana Ematologia Sperimentale, sottolinea come sia "difficile fare una stima della prevalenza del numero effettivo di pazienti con policitemia vera attualmente presenti in Italia. Questa - aggiunge Vannucchi - viene considerata ancora tra le malattie rare il che significa che ha un'incidenza più o meno attorno ai 2-3 ogni 100.000 abitanti per anno. Certamente quello che possiamo dire è che è una malattia la cui prevalenza sta aumentando perché adesso siamo in grado di fare diagnosi molto più precocemente ma anche soprattutto perché siamo in grado di gestirla meglio e quindi la sopravvivenza dei pazienti è decisamente allungata rispetto al passato".
Sul fronte della ricerca, sottolinea il professore dell'Ateneo toscano, "da buon italiano devo dire che la ricerca italiana è stata estremamente importante in questo settore, ma è un'importanza datata indietro negli anni. In Italia c'è sempre stato un forte gruppo e una forte sinergia fra le diverse scuole ematologiche nel settore specifico di quelle che noi chiamiamo malattie mieloproliferative croniche".
A giudizio di Vannucchi, ancora, "l'Italia ha certamente segnato alcuni dei punti più importanti non solo nella conoscenza dei meccanismi di base contribuendo anche alla scoperta della mutazione del gene Jak2, ma anche soprattutto segnando alcuni aspetti fondamentali nella gestione terapeutica dei pazienti: è di natura, di gestione italiana lo studio europeo che ha stabilito l'importanza dell'aspirina a basse dosi nella prevenzione degli eventi trombotici. È italiano ed è uno studio tutto italiano e non profit, quindi del tutto indipendente - conclude - lo studio che ha stabilito il valore di ematocrito del 45% come miglior livello da mantenere".

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