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Riforme, Di Maio: 'Certo che cittadini sceglieranno bene'

'I 64 firmatari potevano raccogliere 500mila firme nei banchetti'

All'indomani del raggiungimento al Senato delle 64 firme necessarie per chiedere il referendum confermativo sulla legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari, la maggioranza avvia i suoi incontri con le opposizioni sulla legge elettorale. Intanto il leader del M5s Luigi Di Maio si dice sicuro che al referendum i cittadini sceglieranno bene. "Ma vorrei anche dire ai 64 firmatari - aggiunge - che forse potevano andare in piazza a raccogliere le 500mila firme che servono per la richiesta del referendum, fare dei banchetti, insomma coinvolgere le persone veramente. Ma dubito che le avrebbero raccolte".

Arriva referendum, Parlamento light torna in discussione  - Alla vigilia degli incontri della maggioranza con i gruppi di centrodestra sulla legge elettorale, arriva la notizia che sono state raggiunte le 64 firme di senatori necessarie per chiedere il referendum sul taglio dei parlamentari. E come se non bastasse quest'ultimo aprirebbe le porte all'ammissibilità che la Corte costituzionale dovrà dare il 15 gennaio al referendum della Lega sulla legge elettorale, che introduce un sistema maggioritario puro, all'inglese. Ci sono tutti gli ingredienti per un rompicapo e un ingorgo di referendum in primavera mai visto nella storia della Repubblica. 

Tra gli aderenti ci sono senatori di Fi, Iv, M5s, Pd, gruppo Misto, e il senatore a vita Rubbia. Ci sono anche due della Lega, Grassi e Urraro ma hanno firmato quando erano con M5s. In una conferenza stampa i tre promotori, Tommaso Nannicini (Pd), Nazario Pagano e Andrea Cangini di Fi, assieme al presidente e al vicepresidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto e Davide Giacalone, si sono detti ottimisti in una campagna referendaria che sia razionale, in grado di smontare i motivi "demagogici" della riforma voluta da M5s.

"Il referendum è un bene in sé, al di là del suo esito, proprio perché permette un dibattito pubblico che non c'è stato", ha detto Nannicini. Altrettanto sicuro di vincere è Luigi Di Maio: "Non vedo l'ora di confrontarmi nella campagna per il referendum. Voglio vedere chi ci sarà dall'altra parte". Viene respinto anche il "complottismo" per il quale il referendum aprirebbe "una finestra" entro cui sciogliere la legislatura e tornare ad eleggere un Parlamento con 945 inquilini anziché 600. "Se la legislatura finisce è per altri motivi, perché salta la maggioranza" dice Nannicini. Ma il tema che ha acceso i capannelli in Transatlantico è una seconda possibile conseguenza del referendum, che si dovrebbe tenere tra maggio e giugno: per un cavillo giuridico la mancata promulgazione definitiva del taglio dei parlamentari a gennaio, renderebbe più plausibile che la Corte costituzionale ammetta il 15 gennaio il referendum elettorale della Lega. Questo propone di eliminare dal Rosatellum la parte proporzionale lasciando solo i collegi maggioritari uninominali. Se effettivamente la Consulta dovesse dichiarare ammesso il referendum della Lega, ma diversi giuristi dicono che non lo sia in ogni caso, in primavera si terrebbero due referendum, uno costituzionale ed uno abrogativo, il primo senza quorum ed il secondo con quorum, e magari nella stessa data. Mai accaduto finora.

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