(ANSA) - BARI, 26 SET - Farmaci, defibrillatori impiantabili
e ablazione transcatetere sono i trattamenti più comuni per le
aritmie ventricolari pericolose per la vita, che però non
possono essere impiegati per alcuni pazienti con interventi
cardiochirurgici precedenti, valvole cardiache meccaniche o
trombi nel ventricolo sinistro. All'ospedale Francesco Miulli di
Acquaviva delle Fonti (Bari) è stato trattato per la prima volta
in Italia con radioterapia stereotassica (Star) un paziente con
aritmie ventricolari a rischio imminente di vita. Il trattamento
è stato realizzato con un acceleratore lineare di ultima
generazione TrueBeam, da un'equipe interdisciplinare di
Radioterapia Oncologica e Cardiologia del Miulli.
Il paziente trattato, afferma il Miulli in una nota, "non
solo non ha più avuto interventi con choc del defibrillatore ma
ha anche avuto un giovamento in termini di regolarità del ritmo.
Egli, infatti, non presenta più le numerosissime extrasistoli
ventricolari che peggioravano l'efficienza del suo cuore".
La radioterapia stereotassica (Star, STereotactic Arrythimas
Radioablation) è mirata su aree di tessuto cardiaco danneggiato,
ma non completamente morto e somministra una dose elevata (25Gy
in singola seduta), precisa e mirata di radiazioni mentre il
cuore, che batte di continuo, si muove, anche per il meccanismo
respiratorio. Particolari materassi che assumono la forma del
paziente immobilizzandolo e speciali tecniche di Igrt
(radioterapia guidata dalle immagini) minimizzano il problema
dei movimenti. Una pubblicazione delle prime esperienze del
trattamento Star, sulla rivista New England Journal of Medicine,
afferma che i primi 5 pazienti al mondo così trattati hanno
ricevuto grandi benefici.
Il paziente trattato con Star al Miulli ha eseguito una
diagnostica pre-trattamento con valutazione aritmologica, Tac,
Spect e Pet cardiaca. Il bersaglio da colpire con le radiazioni
è stato delineato con precisione grazie alla collaborazione di
cardiologi, radioterapisti e radiologi, mentre il piano di
trattamento è stato definito e approvato dal fisico sanitario e
dal radioterapista. L'acceleratore TrueBeam, in dotazione dallo
scorso giugno al Miulli, ha consentito un tempo di trattamento
di soli 6 minuti, realizzato con tecnica non invasiva, guidata
da una Tac integrata nell'acceleratore di ultima generazione che
permette di identificare correttamente il bersaglio,
risparmiando i tessuti sani circostanti. (ANSA).