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Renzi riparte con 'Italia Viva': è la nostra nuova sfida

Delusione Zingaretti,ma si accetta il competitor Renzi

"Delusione", "amarezza" per la scissione di Renzi, e "sconcerto" per la tempistica, ma anche "determinazione" ad accettare la sfida della "competition" lanciata dall'ex segretario sul piano dell'innovazione, del riformismo e dell'attrattività. Sono queste le parole più pronunciate tra i Dem, a cominciare dal segretario Nicola Zingaretti. L'intenzione è dunque accelerare sul progetto di ridefinizione del Pd, che si basa da una parte sul "modello casal Bruciato", cioè una nuova presenza sul territorio, e dall'altra su forme nuove di partecipazione grazie al web. "Ci dispiace - ha detto Zingaretti commentando l'annuncio di Renzi - un errore dividere il PD, specie in un momento in cui la sua forza e' indispensabile per la qualità della nostra democrazia"; e fin qui siamo nella delusione, sentimento comune a tutti i dirigenti: "il milione e seicentomila persone venute ai gazebo delle Primarie non capiranno mai questa scissione", osserva Stefano Vaccari responsabile dell'organizzazione del Pd. Le critiche piovono soprattutto da Base Riformista, l'area di Lorenzo Guerini e Luca Lotti - renziani della prima ora - che non seguono il loro ex leader: "Resto a fare il mio lavoro nel Pd - ha detto il renziano Andrea Marcucci, capogruppo al Senato - non condivido la scelta di Matteo, sono ancora convinto che ci sia uno spazio importante per i liberaldemocratici come me".

Zingaretti nel suo commento aggiunge una frase programmatica che spiega come intenda muoversi: "Ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Partito Democratico". Zingaretti ha ripetuto oggi a quanti lo hanno sentito che l'attività di governo, anche se si incentrerà su istanze innovative come la svolta ambientale, il lavoro e il welfare, non può esaurire il compito del Pd: sarebbe ripetere l'errore compiuto proprio da Renzi. Il Pd deve trovare anche una sua nuova collocazione nella società. Questo sarà favorito dal fatto che sul territorio pochi dirigenti hanno seguito Renzi, a cominciare dai sindaci, come ha precisato di buon mattino Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, anch'egli ex renziano. Motivo di sollievo generale. Per quel che riguarda dunque il Partito due sono i percorsi che indica Zingaretti.

Il primo è il cosiddetto "Modello Casal Bruciato", dal nome del quartiere romano dove Zingaretti ha riaperto la sede del Pd dopo anni di assenza. Ma la presenza deve essere innovativa, per esempio mettendo a disposizione la sede per le associazioni o le iniziative presenti nel quartiere; forme di aggregazione con cui tornare a dialogare e a collaborare. E poi c'è il Web, non con una piattaforma chiusa come Rousseau, bensì come strumento per scardinare le correnti e promuovere nuove forme di partecipazione su campagne, istanze e tematiche. Zingaretti ha annunciato una tre giorni (dal 3 al 6 ottobre) con un Pd in piazza per lanciare il tesseramento di tutti i simpatizzanti. Ma sarà una app, che sta per essere messa a punto, a spezzare il monopolio delle correnti sulle tessere. Si potrà aderire con un semplice clic sullo smartphone, senza bussare alla porta di un circolo, o su essa si potrà aderire a singole campagne sia nazionali (per esempio sul clima) che locali (per esempio su problemi specifici di una città). "Dobbiamo accettare la sfida sul terreno dell'innovazione" osserva Roberto Morassut. Anche perché, sottolinea Marina Sereni "non rinunceremo certo ad essere un partito riformista". Su questo conviene Marcucci: "Se il Pd si dovesse trasformare in un soggetto simile al Pds, mi sentirei un estraneo. Non credo che succederà, resto tra i Dem anche perche' ciò non accada".

 

"Il presidente Conte, nel corso della telefonata ricevuta ieri sera da Matteo Renzi, ha chiarito di non volere entrare nelle dinamiche interne a un partito. Ha però espresso le proprie perplessità su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novità, non anticipati al momento della formazione del governo. A tacer del merito dell'iniziativa, infatti, rimane singolare la scelta dei tempi di questa operazione, annunciata subito dopo il completamento della squadra di governo”, sottolineano fonti di Palazzo Chigi.

Amaro il commento del segretario Dem Nicola Zingaretti: 'Ci dispiace, è un errore'.

 

DA SINDACO A PREMIER, LA STORIA IN FOTO

 

LE REAZIONI

"Per me il Pd non è un episodio. È il progetto di una vita. Ci ho lavorato con Veltroni e Renzi, sono stato in minoranza con Bersani. Oggi è uno dei partiti progressisti europei più forti e aperti al futuro. In tempi così difficili, teniamocelo stretto. E guardiamo avanti": così il commissario Ue Paolo Gentiloni su twitter.

"Nessuna sorpresa. Di certo per noi non rappresenta un problema, anche perché le dinamiche di partito non ci sono mai interessate. Lavoriamo per gli italiani, solo a loro dobbiamo dare risposte", dice il leader del M5S, Luigi Di Maio, contatto dall'ANSA a proposto della scissione dei renziani. Ogni singolo eletto del M5S ha un solo obiettivo, risolvere le problematiche dei cittadini. E ora che il governo è al completo dobbiamo lavorare con serietà e determinazione e portare a casa altre importanti misure per il Paese come il taglio dei parlamentari".

"Prima incassa posti e ministeri, poi fonda un "nuovo" partito per combattere Salvini - scrive su twitter il leader della Lega - che pena, cosa non si fa per salvare la poltrona... Il tempo è galantuomo, gli Italiani puniranno questi venduti".

"Di solito, prima di fare qualcosa di importante si è presi dai dubbi - scrive Beppe Grillo in un post sul blog dal titolo "lettera aperta ai parlamentari renziani" - si valutano i pro e i contro, si possono vivere anche giorni di tormento interiore, poi ci si esaspera e si fa una minchiata d'impulso! I Mattei (Salvini e Renzi, ndr) sono passati entrambi alla minchiata d'impulso, il paese è instabile e pieno di rancori, non è il momento di dare seguito a dei narcisismi". 

Da giorni nei Dem le acque erano agitate e la scissione veniva evocata nei rumors di Palazzo. Poi ieri l'accelerazione con una telefonata al premier Giuseppe Conte al quale Renzi avrebbe garantito il proprio sostegno. In serata, dopo che la notizia che l'ex premier aveva ormai deciso di mollare gli ormeggi il commento amaro del capodelegazione del Pd al governo, il ministro Dario Franceschini. 

"Renzi? Oggi è un grosso problema", dice Franceschini alla sua omologa tedesca Michelle Müntefering, durante un breve scambio di battute in inglese intercettato dai giornalisti e dalla telecamere alla Triennale di Milano. "What's Renzi doing now?" ha chiesto la ministra tedesca a Franceschini. Pronta la risposta: "Today it's a big problem".

Trapelano sconcerto e dispiacere, confusione, ma anche stupore per la tempistica dello strappo di Matteo Renzi, nella delegazione del Pd al Parlamento europeo, dove ora si apre "una riflessione". "Per me è una sofferenza, anche personale ma per ora non voglio dire di più", taglia corto Bonafè, considerata storicamente una delle più vicine all'ex premier nella pattuglia dem, insieme a Pina Picierno, Alessandra Moretti e soprattutto Nicola Danti, ripescato quest'ultimo al Pe dopo la nomina di Roberto Gualtieri a ministro dell'Economia. "Oggi ci siamo confrontate con Bonafè e Picierno - afferma invece Moretti, intercettata nei corridoi di Strasburgo dove è in corso la plenaria -, ci sarà una riflessione ma in questo momento prevale il dispiacere".

"Un errore enorme la scissione di Renzi. Non credo nei partiti personali e le divisioni portano sempre male. I sindaci popolari aggregano, non dividono. Per questo credo rimarremo tutti nel Pd che, a maggior ragione, vogliamo riformista e maggioritario (non il Pds)", scrive su Twitter Matteo Ricci, sindaco di Pesaro.

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