(AGGIORNA E SOSTITUISCE SERVIZIO DELLE 19.32)
(di Stefano Rottigni)
(ANSA) - MILANO, 11 FEB - Hanno 15, 16, massimo 17 anni, e
non sembrano appartenere a un ambiente particolarmente
degradato, i ragazzi le cui storie desolanti emergono dall'
inchiesta dei carabinieri di Brescia che ha portato in carcere
undici loro clienti, mentre un dodicesimo non è ancora stato
trovato.
Tra i clienti posti ai domiciliari tra la Lombardia e l'
Emilia con l'accusa di prostituzione minorile, mentre il pm
Ambrogio Cassiani aveva chiesto per loro il carcere, piccoli
imprenditori, un sacerdote, un agente della Polizia locale e un
allenatore di una squadra giovanile di calcio. Tra le persone
indagate nell'inchiesta della Procura di Brescia vi è anche,
secondo quanto si è appreso, un personaggio televisivo lombardo
che si è occupato in passato di trasmissioni osé. L'uomo è anche
noto per essere un commentatore sportivo su emittenti locali.
Gli investigatori hanno sequestrato computer e cellulari per
verificare che non vi siano contenute immagini a sfondo
pedopornografico o di altre loro vittime. Del resto, uno degli
arrestati, Claudio Tonoli, 56 anni, che era già stato fermato
nelle settimane scorse perché, ammalato di Hiv, cercava rapporti
non protetti con minori, era già finito nei guai anni fa per
aver mostrato a un tredicenne immagini pedoporno.
Ed è dalle chat e dagli sms che i ragazzi si scambiavano con
gli adulti che emerge un vaso di Pandora di sconfinato
squallore, scoperchiato dalla madre di uno dei ragazzi la quale
si era accorta di messaggi di tenore sessuale sul telefonino del
figlio. Con altri quattro amici aveva cominciato a frequentare
un sito per incontri, fingendosi maggiorenne "per fare un po' di
soldi con i gay". Dapprima, una volta incontrato il cliente,
prendevano i soldi e scappavano. Poi, però, gli incontri, nei
parcheggi di supermercati, ma anche nei pressi di cimiteri, si
erano intensificati e non era più stato così. Accadeva con
"Città Alta", così si faceva chiamare uno degli arrestati, con
"il gay famoso" che regalava catenine dell'Inter, con Billy,
l'agente della Polizia locale, e con "Marco".
"Marco" era don Diego Rota, parroco a Solza, che la Curia di
Bergamo ha sostituito con un amministratore parrocchiale,
manifestando la propria "vicinanza a coloro che stanno soffrendo
per questa vicenda senza dimenticare nessuno", mentre la stessa
Curia vuole "con tutto il cuore che la verità e la giustizia si
affermino". Dalle indagini dei militari bresciani, è emerso che
il sacerdote, lo scorso 10 settembre, a due ragazzi aveva
regalato altrettanti telefoni cellulari che costavano
complessivamente 399 euro. Nel corso di uno scambio di sms
intercettato un minore chiedeva al sacerdote, che girava a bordo
di un vistoso Suv scuro: "Ma quante volte lo dobbiamo ancora
fare gratis?". Don Diego Rota rispondeva: "Abbiamo appena
cominciato, ce ne hai per 15 volte su 20 pattuite. Se fai meglio
e se non mi bidoni sempre potrei scontarne qualcuna".
Si spacciavano per maggiorenni sul sito i quattro ragazzi, ma
a nessuno dei clienti, prima degli incontri, nascondevano mai
quanti anni avevano effettivamente. "Ai propri interlocutori non
mentivano mai sulla loro reale età, del resto direttamente
percepibile al momento degli incontri" scrive infatti il gip
Alessandra Sabatucci che, parlando delle esigenze cautelari,
spiega che "la natura stessa del reato evidenzia come le
pulsioni degli indagati prevalgano su qualsivoglia elementare
considerazione in merito alle nocive conseguenze psichiche e
fisiche indotte nelle loro giovani vittime".