(ANSA) - BOLOGNA, 27 APR - Hanno aggiunto un tassello alla
comprensione dei meccanismi cerebrali che stanno alla base delle
crisi epilettiche provocate da stimoli luminosi, i ricercatori
coordinati dal dott. Stefano Meletti di Unimore, il cui studio
"Photosensitive epilepsy is associated with reduced inhibition
of alpha rhythm generating networks" ha ottenuto la
pubblicazione sulla rivista scientifica Brain. Le analisi,
condotte all'Ospedale Civile Sant'Agostino-Estense di Modena,
hanno identificato per la prima volta la tipologia e la
collocazione delle alterazioni cerebrali nei pazienti con
epilessia "fotosensibile".
Meletti è ricercatore Unimore e direttore del Centro per le
Epilessie, UO di Neurologia dell'Ospedale Civile
Sant'Agostino-Estense di Modena: lo studio riguarda le
alterazioni cerebrali nei pazienti epilettici fotosensibili.
La ricerca, appunto, ha identificato le alterazioni cerebrali
che predispongono alle crisi epilettiche causate da stimoli
luminosi.
La fotosensibilità è comune a diverse forme di epilessia e si
stima che sia presente nel 10 percento dei pazienti al di sotto
dei 20 anni.
Lo studio - è spiegato dall'Università degli studi di Modena
e Reggio Emilia - fornisce nuovi elementi utili alla
comprensione dei meccanismi responsabili delle crisi epilettiche
indotte da stimoli luminosi, tipicamente luci intermittenti,
grazie ad un'analisi dell'attività cerebrale che associa la
registrazione dell'elettroencefalogramma all'acquisizione di
immagini di risonanza magnetica funzionale.
I ricercatori hanno osservato che il principale ritmo
elettrico del cervello a riposo (il ritmo alfa), che origina
dalle regioni cerebrali deputate alla visione, è diverso nelle
persone affette da 'fotosensibilità', rispetto a quello di
pazienti non fotosensibili. Ciò può spiegare anche le
manifestazioni cliniche che spesso, nei pazienti con epilessia
fotosensibile, si manifestano con disturbi visivi e movimenti
incontrollati (mioclonie).
"Sono dati - aggiunge Meletti - che aprono nuove prospettive
sulle modalità di studio delle epilessie, in particolare in
quelle forme in cui le crisi sono generate da alterazioni di
sistemi cerebrali complessi e distribuiti. In un futuro molto
prossimo queste metodiche potranno essere utilizzate anche per
comprendere come i farmaci antiepilettici agiscano sulle
alterazioni riscontrate dell'attività cerebrale e per capire le
alterazioni funzionali di network cerebrali in forme di
epilessie di cui conosciamo le basi genetiche e molecolari".
(ANSA).