(ANSA) - CITTA DEL MESSICO, 30 GEN - Gli scienziati italiani
corrono in soccorso delle balene in Messico, nel Mar di Cortez,
soprannominato "l'acquario del mondo".
In particolare, gli esperti italiani, che applicano
l'esperienza acquisita con lo studio dell'impatto
dell'inquinamento sui cetacei nel Mediterraneo, stanno
collaborando con i colleghi messicani nella misurazione
dell'effetto delle plastiche e soprattutto delle microplastiche
su balene e delfini, considerati i "grandi filtratori marini",
in pratica termometri viventi della salute dei mari del pianeta.
Cristina Fossi, dell'Università di Siena, uno degli atenei
più antichi d'Europa, e Giuseppe Notarbartolo, massima autorità
nello studio delle balene, sono due degli specialisti che
lavorano alla diagnosi dell'ambiente dei cetacei nel
Mediterraneo e nel Mare di Cortez, a nord-ovest del Messico.
Fossi guida un progetto noto come "Mediterraneo-Mare di
Cortez", che analizza le grandi aree protette di entrambe i
mari, come il Santuario di Pélagos, sostenuto da un accordo tra
i governi di Italia, Monaco e Francia e quello di Bassa
California.
Il progetto, in collaborazione con lo scienziato messicano
Jorge Urban, dell'Università Autonoma della Baja California Sur,
in cui viene applicata l'innovativa tecnica della biopsia
cutanea, è giunto alla conclusione che nel Mediterraneo la
contaminazione da microplastica sia quattro volte superiore che
nel Mare di Cortez.
Nel Mar di Cortez convivono 93 diverse specie di cetacei,
studiate da ecologi ed ecotossicologi, che considerano i
mammiferi marini gli "eccellenti indicatori della salute dei
nostri mari".
Ad una recente tavola rotonda a Città del Messico promossa
dall'Istituto Italiano di Cultura e dalla Fondazione Marso,
Fossi ha spiegato che ci sono casi critici come i capodogli, che
possono ospitare fino a 100 chili di plastica nelle loro
stomaci.
Giuseppe Notarbartolo, ecologista della conservazione marina,
già professore all'Università degli Studi di Milano e fondatore
nel 1986 dell'Istituto di ricerca Tethys, che ha diretto, ha
spiegato che "non c'è molto spazio per l'ottimismo, ma ci sono
varie cose che possono essere fatte", a partire dalle fake news
negazioniste che influenzano i giovani. (ANSA).
Gli scienziati italiani in aiuto dei cetacei nel Mar di Cortez
Applicano l'esperienza acquisita nel Mediterraneo
