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Roma, Marino decade. Commissario il prefetto di Milano, Tronca. LO SPECIALE

In 26 consiglieri lasciano. "Coltellate da unico mandante". Renzi: "Nessuna congiura, Marino perso contatto con Roma"

Ignazio Marino da venerdì 30 ottobre non è più sindaco. Ventisei consiglieri comunali, uno più del quorum, si sono dimessi in Campidoglio determinando lo scioglimento dell'assemblea capitolina, della giunta, già orfana di otto assessori, e di conseguenza la decadenza del sindaco-chirurgo dalla sua carica. E' Francesco Paolo Tronca il commissario straordinario individuato per guidare Roma. Tronca è prefetto di Milano.

L'ormai ex sindaco si è sfogato attaccando i consiglieri dimissionari "Vi siete sottomessi" e ancora: "Avete preferito il notaio all'Aula", il Pd: "Ha tradito il suo nome e il suo dna". "Una coltellata da 26 nomi ma un unico mandante". 

Oltre ai 19 del Pd si sono dimessi altri 7 consiglieri, di cui due della maggioranza (Centro democratico e Lista Civica Marino) e 5 dell'opposizione. Tra questi ultimi anche due della Lista Marchini, Alfio Marchini compreso, due della lista di Fitto Conservatori riformisti, uno del Pdl. M5S e Sel non hanno firmato le dimissioni.

LE FRASI CLOU DI MARINO

"Marino non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente", ha detto Matteo Renzi a Bruno Vespa nel corso di un'intervista per il libro "Donne d'Italia" in uscita il 5 novembre. "Al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco", ha aggiunto. "Al Pd interessa Roma. E per questo faremo di tutto per fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l'Expo per Milano. Questa pagina si è chiusa, ora basta polemiche, tutti al lavoro".   

Renzi,nuova pagina per Roma. Su Giubileo ci metto faccia
A breve provvedimento; nessuna congiura, Marino ha pensato a sè
Ora ci metto la faccia. E' convinto non ci sia alternativa, Matteo Renzi. Per ridare una prospettiva a Roma e anche al Pd romano dopo il "disastro" Marino, non bastano i programmi e neanche i nomi. Servono i fatti. La sfida è così ardua che potrebbe non bastare il "miracolo" realizzato a Milano con l'Expo. Ma il Giubileo è una chance, una finestra di opportunità per mostrare un nuovo passo nella gestione "dell'ordinaria e della straordinaria amministrazione". E poiché manca solo un mese, non c'è più tempo da perdere. La prossima settimana dovrebbe arrivare il provvedimento con nuovi fondi e il varo del 'dream team' che dovrà realizzare l'impresa. Intanto, in un ideale passaggio di consegne tra Expo e Giubileo, c'è la designazione del prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca come commissario straordinario in Campidoglio. L'irritazione per lo spettacolo dato alla città e al Paese "per colpa di Ignazio Marino", non è ancora smaltita. E anche le recriminazioni delle truppe renziane per "la mancanza di polso" di cui ha dato prova il commissario romano Matteo Orfini in questi mesi. Ma non è il momento - è persuaso il premier - di aprire rese dei conti nel partito, né di attardarsi a discutere con l'ormai ex sindaco. Perciò, ufficializzate le dimissioni dei consiglieri comunali necessarie a far decadere la giunta, Renzi consegna a Bruno Vespa poche, lapidarie, parole: "Marino non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente", replica al sindaco che lo ha indicato come "unico mandante" del suo omicidio politico. Poi sibila: "Al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo".

Il chirurgo voleva usare la città come palcoscenico per la consacrazione sulla scena politica nazionale, ragionano dal Pd, come leader di una sinistra paladina della legalità. Ma, osservano, l'allarme lanciato da Raffaele Cantone, su una città che "non ha anticorpi" contro la corruzione, chiamano in causa anche lui, che ha guidato il Campidoglio per due anni. Non lo espelle dal Pd, perché ha sempre detto di non avere intenzione di "cacciare nessuno" dal partito. Ma ora Renzi di Marino, spiegano i parlamentari a lui vicini, non vuole più sentire parlare. "Questa pagina si è chiusa - proclama il premier - Ora basta polemiche, tutti al lavoro". E l'invito è rivolto innanzitutto a quella minoranza Pd che parte subito lancia in resta, brandendo contro il segretario l'accusa di voler fare di Roma il laboratorio del "Partito della nazione". Aver firmato la decadenza della giunta grazie all'aiuto dei consiglieri di Alfio Marchini, di Ncd e di Raffaele Fitto, sarebbe solo il primo atto. Dopo - sospettano - ci sarebbe la candidatura di Marchini o del ministro Beatrice Lorenzin al Campidoglio, con una coalizione che, magari sotto le "mentite spoglie" del civismo, volge al centro. Ma Matteo Orfini assicura che le due ipotesi non esistono, che il candidato - a tempo debito - sarà di centrosinistra e scelto attraverso le primarie. Ma la precisazione non sembra bastare e dalla sinistra Dem invocano una riunione della direzione del partito, per squadernare il tema.

"Per ora - risponde un dirigente Pd - non se ne parla. Di amministrative si discuterà a tempo debito. Con una discorso generale, che riguardi tutte le città in cui si andrà al voto: Roma, Milano, Napoli, Bologna...". Non sarà una passeggiata, da nessuna parte. Ma Renzi, assicurano al Nazareno, "si impegnerà in prima persona, come ha sempre fatto". Prima, però, il Giubileo. Si riparte da lì. Con uno stanziamento che fonti governative stimano intorno ai 300 milioni e una squadra forte, che sappia cogliere l'occasione per rimettere a posto la città. Perciò resta in campo l'idea di far gestire - in forte sinergia con il prefetto Franco Gabrielli, il commissario straordinario Tronca, l'Anticorruzione di Raffaele Cantone e gli uffici di Palazzo Chigi - a Marco Rettighieri, direttore di Expo e grande esperto in materia, il tema dei Trasporti. Il provvedimento che definirà poteri, ambito di azione e fondi è ancora in via definizione. Ma Renzi vuol fare presto. E metterci la faccia: "Expo dimostra che non scappiamo davanti alle sfide, ma le affrontiamo e vinciamo".

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