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Da Bologna 'Sherpa' per soccorso alpino

Sistema che lega uomo, droni e robot per salvataggi alta quota

(ANSA) - BOLOGNA, 20 FEB - Un sistema di soccorso alpino, destinato ai salvataggi in alta quota, che lega uomo, droni e robot, nato grazie ai finanziamenti dell'Unione Europea sotto l'egida dell'Alma Mater Studiorum di Bologna. Il progetto - spiega una nota dell'Ateneo emiliano - è stato ribattezzato 'Sherpa' ed è un sistema a servizio dei soccorritori basato sull'uso di droni, robot e aereomodelli ad ala fissa.
    In particolare, l'obiettivo della nuova tecnologia è quello di raggiungere luoghi oggetto di slavine in pochi minuti e localizzare i dispersi travolti dalla neve grazie all'uso di robot nominati come animali: i 'falchi', ossia gli aeromodelli; gli 'asini intelligenti', ossia i rover e le 'vespe', ossia i droni.
    Dopo quattro anni di sviluppo, il progetto 'Sherpa' è stato testato nella sua interezza durante l''Integration Week' appena conclusa a Davos che ha visto la presenza i diversi soggetti operativi guidati dall'Università di Bologna: l'Eth di Zurigo; l'Università di Leuven in Belgio; l'Università di Napoli Federico II; l'Università di Linkopings in Svezia; l'Università di Twente in Olanda; l'Università di Bremen in Germania, due aziende - la Bluebotics di Losanna, specializzata in robotica, e l'Asla Tech di Bologna, specializzata in droni - e il Club Alpino Italiano come utilizzatore del progetto.
    'Sherpa' è un sistema di droni da cielo e da terra in grado di lavorare in condizioni estreme attraverso 'falchi di pattuglia', gli aeromodelli che fanno il primo screening della zona colpita; gli 'asini intelligenti', i rover che trasportano su terra le 'vespe' ovvero i droni in grado di fotografare le aree colpite, riportare dati utili anche in condizioni avverse grazie alle telecamere ad infrarossi e registrare i segnali radio del segnalatore che ogni scalatore o sciatore esperto porta con sé. Elementi utilizzati, poi, da soccorritori che dovranno intervenire sul luogo per i soccorsi del caso.
    La situazione dei dispersi per valanghe nell'arco alpino è mutata nel corso degli anni: secondo il Cai, si è passati dai 1.300 del 1955 ai circa 8.000 del 2014 sulla scia della crescita dei frequentatori della montagna, soprattutto sciatori ed escursionisti. (ANSA).
   

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