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Pantani: attese prime mosse Procura. Mamma: ''Voglio risposte''

Tutte le difficoltà di indagine 10 anni dopo MadreTonina: 'Braccata anche al cimitero chiedo rispetto'

"Io voglio delle risposte e basta: quando mi avranno dato queste risposte io sarò a posto". Così, due giorni dalla notizia della riapertura dell'inchiesta sulla morte di Marco Pantani, scomparso la notte di San Valentino del 2004, la mamma del 'Pirata, Tonina, rispondendo all'ANSA torna sull'esposto presentato alla Procura di Rimini in cui si ipotizza l'omicidio del campione romagnolo. "Se mi sono battuta per dieci anni vuol dire che c'è qualcosa che a me non andava", replica a chi le ricorda che, nel 2007, il Pm della prima inchiesta definì l'indagine condotta nel migliore dei modi. "Io - ribadisce Tonina Pantani - voglio delle risposte e basta: quando mi avranno dato queste risposte io sarò a posto". Da sabato, da quando è stato reso noto che l'inchiesta sarebbe stata riaperta in Romagna, nel Paese e sui social network, da Facebook a Twitter - con messaggi in arrivo da ogni parte del mondo - sono tantissime le persone e i tifosi che si sono strette alla famiglia di Pantani, con messaggi di speranza per la soluzione del caso e di incoraggiamento alla famiglia. "Non so cosa poter dire di tutto questo - aggiunge la mamma del 'Pirata' riferendosi al tanto sostegno ricevuto dalla gente -: io non mi aspettavo niente da nessuno, ma lo sapevo anche prima che l'affetto per Marco c'era. Non era necessario che me lo dimostrassero dopo avere riaperto il processo, l'affetto per Marco c'era anche prima. Se lo ho fatto - chiosa - se ho fatto tutto questo, lo ho fatto anche per la forza che" i tifosi "mi hanno trasmesso e che mi hanno dato in tutti questi anni"

Tutte le difficoltà di indagine 10 anni dopo Mamma Tonina, 'braccata anche al cimitero chiedo rispetto'
Saranno molteplici e di varia natura le difficoltà che incontrerà la nuova indagine sulla morte di Marco Pantani. Un'inchiesta, riaperta dal procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, che ha suscitato clamore e attenzione e che dovrà verificare, dieci anni dopo, se il 'Pirata' fu costretto a bere cocaina in una quantità tale da portarlo alla morte il 14 febbraio 2004 nella stanza del residence 'Le Rose' di Rimini. Fu omicidio volontario, come sostiene l'avvocato Antonio De Rensis nell'esposto presentato il 24 luglio alla Procura riminese, oppure morte conseguenza di altro reato, ossia lo spaccio, che causò l'overdose di Pantani come stabilirono i giudici che videro a processo i due spacciatori napoletani, Fabio Miradossa e Ciro Veneruso? I due pusher di allora uscirono dal procedimento con un patteggiamento a condanne a 4 anni e 10 mesi e 3 anni e 10 mesi. Il nuovo fascicolo, iscritto a modello 44 ossia contro ignoti, avvia l'indagine con un'ipotesi di reato, provvisoria, di omicidio volontario.

Un'ipotesi che potrà anche essere modificata nel corso d'indagine. Allo stato bisogna provare o escludere l'omicidio volontario. Nella denuncia si parla di "costrizione a bere cocaina sciolta nell'acqua", un fatto difficile da dimostrare, ma anche da escludere visto che l'autopsia del 2004 parlò di cocaina nello stomaco. Gli investigatori, quando verranno delegati dalla Procura a fine pausa estiva, si troveranno a dover rispondere ai dubbi sollevati da De Rensis; a dissipare o avvalorare i sospetti di complotto e alterazione dei luoghi, ascoltare nuovi testimoni: almeno 5 quelli che l'avvocato ha indicato nell'esposto querela. Bisognerà partire, come hanno fatto le indagine difensive, da ciò che c'è agli atti, compresi quei filmati girati dalla polizia scientifica che dieci anni fa arrivò al residence 'Le Rose' e che secondo la denuncia di De Rensis avrebbero un buco di 125 minuti. Il video di prova ne dura 51, ma il girato fu di tre ore, dalle 22.45 all'1 della stessa notte. Secondo Ercole Renzi, che offrì supporto tecnico alla polizia, intervistato da Andrea Rossini del 'Corriere Romagna' e autore di 'Ultimo chilometro, Marco Pantani, la fine dell'uomo, l'inizio del mito': "non ci furono manipolazioni - dice - il nastro magnetico subì un taglio perché si era deteriorato".

Altra faccenda che l'indagine si troverà a dover risolvere è lo stabilire se vi fu alterazione dello stato dei luoghi: lo si potrà fare solo su reperti fotografici e video perché il residence è stato ristrutturato. Resta da vedere come si potrà rispondere quindi all'obiezione di "lacune" nelle indagini se, come denunciato da De Rensis nel fascicolo processuale non risulta la rilevazione di alcuna impronta digitale durante il lungo sopralluogo. Sempre stando all'esposto denuncia con cui è stata depositata una nuova relazione medico-legale, curata dal professor Francesco Maria Avato, Pantani avrebbe assunto cocaina in quantità sei volte maggiore di quanto una persona possa sopportare e altra sarebbe rimasta inutilizzata. Il che fa nascere il sospetto che qualcuno abbia portato un'altra fornitura di cocaina al Pirata durante la giornata. Chi sono questi soggetti? Spacciatori rimasti fuori dalla prima inchiesta o gli stessi fornitori, quelli abituali, oppure soggetti che nella prima indagine sono entrati come fonti della polizia? Intanto a quattro giorni dall'annuncio della nuova inchiesta Mamma Tonina, la madre del ciclista scomparso, si sfoga su Facebook per l'attenzione 'morbosa' suscitata dalla riapertura del caso. "Io capisco tutto - scrive - ma non toglietemi la mia libertà che divento cattiva. Giornalisti e tv non ti lasciano vivere, li vedi da tutte le parti: davanti a casa e al museo, ma non accetto che mi corrano dietro al cimitero".

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