(di Giorgiana Cristalli) (ANSA) - ROMA, 26 GIU - 'Fratello,
se per me il sole si oscurerà, ti prego di vivere per me': con
le parole di una canzone che da ragazzo cantava in oratorio, don
Aniello Manganiello darà domani l'ultimo saluto a Ciro Esposito,
durante l'orazione funebre che la famiglia del ragazzo ucciso
gli ha chiesto di tenere nel corso del funerale con rito
evangelico.
Il sacerdote, impegnato per la legalità a Scampia con la sua
associazione 'Ultimi', non ha conosciuto di persona Ciro, ma lo
ha incontrato "attraverso i racconti dei parenti e la
ricostruzione del momento in cui è stato ferito, morendo da
eroe, per proteggere altre persone".
Quello che ha colpito don Aniello del ragazzo e della sua
famiglia è "la religiosità, il senso di pacificazione interiore
che predispone le persone al bene, fondamentale per costruire
animi e persone pacificate".
In particolare, è rimasto impressionato dalla mamma di Ciro.
"Quella donna mi ha evangelizzato in questi giorni con il suo
perdono", racconta il sacerdote che la definisce "un esempio
vivente del Vangelo della misericordia".
'Ti prego ricordati di vivere per me' - spiega, anticipando
all'ANSA il senso della sua omelia - vuole dire questo: "Ciro
non ha pensato a se stesso, ma agli altri. Era un ragazzo
gioviale, aperto, generoso. E'naturale, in alcune situazioni,
vivere momenti di rabbia e di vendetta, ma bisogna fare spazio
alla razionalità e alla riflessione. L'invito che Ciro fa alla
mamma e a tutti noi è a bandire la violenza perchè non è quella
la strada per dare un volto nuovo alla nostra città".
Scampia "è già vessata e offesa". L'unica risposta possibile
per noi napoletani "è il perdono, la capacità di controllare le
pulsioni disordinate per costruite una città diversa". E'
possibile farlo "solo costruendo relazioni vere, armoniche,
pacifiche".
E' questa la via di scampo secondo don Aniello, che rivolge
anche un appello ai tifosi. "Ho letto su facebook alcuni
commenti che mi hanno lasciato allibito. Sono frasi orripilanti
e piene di odio. Le ho cancellate dal mio profilo. La via del
cambiamento - ribadisce - non è la violenza, ma il perdono che
genera pacificazione, incontro, collaborazione, lavoro per
costruire qualcosa di importante insieme".
L'amore del Signore, conclude don Aniello, "si esprime
attraverso le persone pacificate come la mamma di Ciro".